Lavoro, elevata autonomia solo per un terzo degli occupati
Oltre sette occupati su 10 (per un totale di 16,6 milioni di lavoratori) non hanno la possibilità di decidere l’orario di inizio e/o fine della propria giornata lavorativa. Per i lavoratori dipendenti l’orario è definito dal datore di lavoro mentre i vincoli dei lavoratori autonomi sono riferiti alle esigenze dei clienti o dalle norme. Il 16,4% degli occupati ha invece piena autonomia nella scelta e un ulteriore 12,0%, pur dichiarandosi autonomo, è soggetto a delle limitazioni. Gli uomini, i lavoratori dai 50 anni in su e quelli con titolo di studio elevato – le categorie tradizionalmente più forti nel mercato del lavoro – hanno maggiori margini di flessibilità oraria: più spesso degli altri lavoratori possono decidere l’orario della giornata lavorativa e più facilmente possono accedere a permessi e a ferie, anche con breve preavviso. Più costrittive sono invece le condizioni lavorative di stranieri, giovani, donne e delle persone con un basso titolo di studio. Accanto alla flessibilità richiesta dai lavoratori per esigenze personali vi è quella del datore di lavoro in ragione di esigenze produttive. A un quinto dei dipendenti viene richiesta una modifica dell’orario lavorativo almeno una volta a settimana, a un ulteriore 22,6% almeno una volta al mese. Tali richieste sono più frequentemente rivolte agli occupati laureati, di sesso maschile o con cittadinanza italiana (agli stranieri, alle donne e alle persone con bassa istruzione molto più raramente viene chiesto di modificare il proprio orario di lavoro). Tra i lavoratori autonomi, inclusi i dependent contractor, il 45,0% deve rivedere il proprio programma di lavoro almeno una volta a settimana per richieste di clienti o per variazioni della quantità di lavoro e un ulteriore 18,5% lo deve fare almeno una volta al mese. Il lavoro da casa (nel 2019 ha coinvolto 1,3 milioni di occupati, il 5,7%) è più diffuso nel settore dei servizi, anche se con differenze tra i settori. Lo adottano più di frequente il settore dell’informazione e comunicazione assieme a quello dei servizi alle imprese; inoltre, nel settore istruzione, l’abitazione rappresenta molto spesso il luogo di lavoro secondario. Il lavoro da casa è pressoché inesistente per gli occupati negli alberghi e ristorazione, trasporti e magazzinaggio, sanità e assistenza sociale, servizi alle famiglie.
Comments