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Immagine del redattoreLuca Baj

Anno traumatico, ma c’è qualche segnale positivo

Giorgio Donadoni, presidente Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo:

“Il contesto resta tutt’altro che roseo, ma c’è voglia di reagire e di ripartire”


Sono stati diffusi oggi i risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 157ª edizione. Nel corso del 2020 la dinamica della produzione industriale metalmeccanica, dopo le forti perdite osservate nel periodo marzo-giugno rispetto ai livelli pre-pandemici, ha mostrato nei mesi successivi andamenti ancora negativi ma in miglioramento. Se, infatti, ad aprile i volumi di produzione si erano più che dimezzati rispetto a gennaio, nei mesi finali del 2020 la produzione è risultata inferiore di circa 3-4 punti percentuali rispetto alla situazione pre-pandemica. In particolare, nel quarto trimestre del 2020 l’attività produttiva metalmeccanica ha registrato una crescita dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e con un +0,2%, si è confermata sugli stessi livelli del quarto trimestre del 2019. Mediamente nel 2020 la produzione metalmeccanica si è ridotta del 13,4% nel confronto con l’anno precedente, un calo più accentuato rispetto all’intero comparto industriale (-10,9%) ma più contenuto nel confronto con il 2009 quando la crisi dei mutui subprime fece precipitare la produzione metalmeccanica di circa 30 punti percentuali.


“Il 2020 ha traumaticamente colpito l’industria manifatturiera evidenziando le sue fragilità legate ai settori, alle filiere e alla globalizzazione. – dichiara il Presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz - Nonostante tutto ciò l’industria è stata uno dei pochi “sistemi complessi” capace di reggere un urto tanto violento quanto inatteso, a cui si è aggiunta la transizione verso la maggiore digitalizzazione e sostenibilità delle attività. In questo contesto siamo riusciti a firmare un Contratto il cui cuore è una grande innovazione – la riforma dell’Inquadramento – che nei prossimi anni concorrerà a ridefinire l’identità professionale di milioni di italiani».


La recessione che ha colpito l’industria metalmeccanica ha interessato tutte le attività dell’aggregato ma con differenze significative nei diversi comparti: la fabbricazione di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione ha registrato il calo più contenuto (-6,9%) mentre le imprese costruttrici di Autoveicoli e rimorchi sono quelle che hanno subito le perdite maggiori (-20,6%). Oltre che dalla caduta della domanda interna, l’attività produttiva è stata anche condizionata dal pesante crollo del commercio mondiale e nel 2020, le nostre esportazioni metalmeccaniche sono complessivamente diminuite del 9,7% rispetto al 2019 e le importazioni hanno segnato un -12,8%. In particolare, ha pesato il crollo dei flussi diretti verso i nostri principali partner europei quali la Germania (-8,4% nel confronto con l’anno precedente), la Francia (-14,5%), ma anche verso il Regno Unito (-11,5%) e la Spagna (-18,8%).


Per quanto riguarda Bergamo, la metalmeccanica chiude il 2020 con un quarto trimestre tutto sommato incoraggiante. Rispetto allo stesso periodo del 2019, l’ultimo prima della pandemia, risalgono infatti sia il comparto meccanica/meccatronica che quello dei mezzi di trasporto/automotive, con variazioni, rispettivamente, pari a +1,3% e +2,7%. Anche il tasso di utilizzo degli impianti (74% e 80%) lascia ben sperare per la dinamica della ripresa. Soffre invece il terzo grande comparto, quello della metallurgia/siderurgia, che, dopo un brillante terzo trimestre, arretra di oltre 4 punti (-4,1%) ed evidenzia un tasso di utilizzo degli impianti più basso (65%) sia degli altri comparti che della media dell’industria bergamasca.


Il dato aggregato dell’export nel trimestre è ancora negativo (-0,7%), ma decisamente migliore di quello dei tre trimestri precedenti (-11%, -30%, -9%). Complessivamente nell’ultima parte dell’anno la produzione metalmeccanica bergamasca è stata più performante sia rispetto a quella regionale, che rispetto a quella nazionale rappresentata dall’indagine di Federmeccanica.

Con questa rilevazione si consolida anche il risultato complessivo per il 2020, con indicatori che sanciscono le difficoltà del periodo attraversato: -5,4% per la siderurgia, -7,1% per la meccatronica; -5,5% per l’automotive. L’export bergamasco di questi comparti ha perso nel 2020 oltre 1,2 miliardi di euro (-12,7%).

“Gli imprenditori – conferma Giorgio Donadoni, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – stanno ponendo le basi per il rilancio. Purtroppo, il miglioramento osservato nella seconda parte dell’anno, che avrebbe potuto avere effetti fortemente benefici sull’evoluzione del 2021, è stato condizionato dalla seconda ondata della pandemia e oggi dobbiamo ancora fare i conti con le difficoltà legate a un piano vaccinale che stenta a decollare. ll contesto resta tutt’altro che roseo, ma, come conferma anche l’ultima indagine dell’Osservatorio di Confindustria Bergamo, c’è voglia di reagire e di ripartire. In questo quadro il rinnovo contrattuale costituisce un forte elemento di positività”.

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