Audiovisivo: "Vogliamo che ci sia ancora un domani"
Il cinema e l'audiovisivo italiano si sono riuniti in un incontro cruciale a Roma il 5 aprile, dal titolo "Vogliamo che ci sia anocra un domani, che richiama l'attenzione sulle sfide che minacciano il settore e chiedendo azioni concrete per garantire il suo futuro. L'appello, promosso da 23 associazioni rappresentanti di vari segmenti dell'industria, ha evidenziato l'urgenza di maggiore sostegno finanziario e stabilità normativa. Tra le principali preoccupazioni, la modifica dei finanziamenti e l'incertezza riguardo al tax credit, annunciato un anno fa ma ancora in sospeso. I partecipanti hanno sottolineato l'importanza di proteggere le realtà più piccole e diversificare la crescita del settore al di là dei grandi gruppi e delle piattaforme digitali.
L'incontro è stato caratterizzato da richieste mirate e dati significativi, evidenziando il ruolo vitale dell'industria cinematografica e audiovisiva nell'economia italiana. Con oltre 9.000 imprese e oltre 65.000 occupati diretti, il settore rappresenta un pilastro fondamentale con un moltiplicatore industriale stimato in 3,5. Tuttavia, il primo trimestre del 2024 ha visto un improvviso declino della produzione, con molte produzioni rinviate o cancellate a causa della mancanza di misure di sostegno tempestive. I sindacati segnalano un crollo occupazionale e teatri di posa vuoti, evidenziando l'emergenza che il settore sta affrontando.
Nonostante le sfide, l'industria del cinema italiano ha dimostrato un impatto significativo a livello internazionale, con crescenti coproduzioni e un export in aumento. È stato sottolineato il ruolo cruciale della produzione indipendente nell'incubare talenti e sostenere l'intera industria. Gli organizzatori hanno ribadito l'importanza del dialogo con il governo e hanno presentato una serie di proposte per una rapida ripresa del settore. In un contesto di incertezza e rallentamento, il messaggio è chiaro: è necessario agire ora per garantire che il cinema e l'audiovisivo italiani possano continuare a prosperare e a contribuire alla cultura e all'economia del Paese.
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