DISCRIMINAZIONI LAVORATIVE NEI CONFRONTI DELLE PERSONE LGBT+ - ANNO 2022
Istat e UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) presentano i principali risultati dell’Indagine sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ (non in unione civile o già in unione) realizzata nel 2022. L’indagine, realizzata per autocompilazione di un questionario elettronico raggiungibile on line, è stata rivolta a persone maggiorenni che si definiscono omosessuali e bisessuali, e che al momento della rilevazione vivevano abitualmente in Italia, non erano in unione civile e non lo erano state in passato. Non rientrano nella popolazione target le persone trans di qualsiasi orientamento sessuale ai quali è dedicata un’altra indagine.
I risultati non sono rappresentativi di tutta la popolazione omosessuale e bisessuale non in unione civile né sono confrontabili con quelli dell’indagine sullo stesso tema del 2020-2021 indirizzata alle persone in unione civile o già in unione. Si tratta infatti di un campione di convenienza che non offre, cioè, a tutte le unità della popolazione target la stessa possibilità di entrare a far parte del campione. Tali risultati pertanto sono riferibili solamente alle persone che hanno partecipato all’indagine.
I rispondenti sono circa mille e duecento: il 79,6% dichiara un orientamento omosessuale, il 20,4% bisessuale. Si tratta in prevalenza di uomini (61,5%), giovani (il 55,4% ha tra 18 e 34 anni) e persone con un livello di istruzione molto elevato (il 64,2% ha conseguito infatti almeno la laurea). La stragrande maggioranza è occupata (84,7%) o lo è stata in passato (9,8%).
Il coming out (l’atto del rivelare agli altri il proprio orientamento sessuale) in ambito lavorativo è diffuso: l’orientamento sessuale dei rispondenti occupati è noto (o era noto per gli ex-occupati) ai colleghi di pari grado nel 78,3% dei casi, seguiti dal datore di lavoro o superiori (64,8%) e dai dipendenti o persone di grado inferiore (55,3%). Tuttavia, sempre nel contesto lavorativo, il 31,2% riporta episodi di svelamento della propria omosessualità da parte di altre persone (outing).
ll 41,4% delle persone intervistate, occupate o ex-occupate, dichiara che essere omosessuale o bisessuale ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati (carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione).
Il 61,2% delle persone occupate o ex-occupate riferisce, in relazione all’attuale/ultimo lavoro svolto, di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale; per la stessa ragione circa una persona su tre ha evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel tempo libero.
Circa otto persone omosessuali o bisessuali intervistate su dieci hanno sperimentato almeno una forma di micro-aggressione in ambito lavorativo legata all’orientamento sessuale. Per micro-aggressione si intendono brevi interscambi ripetuti che inviano messaggi denigratori ad alcuni individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili diretti alle persone spesso in modo automatico o inconscio.
Il 71,9% delle persone omosessuali o bisessuali intervistate dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione a scuola/università non necessariamente legato all’orientamento sessuale (es. origini straniere, aspetto esteriore, problemi di salute, convinzioni religiose o idee politiche, genere, etc.). Circa una persona su tre dichiara di aver subito almeno un evento di discriminazione nella ricerca di lavoro.
Il 33,3% delle persone intervistate, occupate o ex-occupate in Italia, afferma di aver sperimentato un clima ostile o un’aggressione nel proprio ambiente di lavoro, non necessariamente legati all’orientamento sessuale.
Il 74,5% delle persone omosessuali o bisessuali intervistate ha evitato di tenersi per mano in pubblico con il partner dello stesso sesso per paura di essere aggredito, minacciato o molestato.
Le offese legate all’orientamento sessuale ricevute via web riguardano il 31,3% dei rispondenti. Escludendo episodi avvenuti in ambito lavorativo, l’11,7% afferma di aver subito, negli ultimi tre anni, minacce e l’8,8% aggressioni violente per motivi legati all’orientamento sessuale.
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