Made in Italy, le rotte in Asia e Sud America per la spinta all’export
di Giovanna Mancini Il Sole 24 Ore , Estratto da “IMPRESE E TERRITORI”, 13 ottobre 2023, p.22
Le difficoltà della Cina, l’eterna promessa dell’India, il ritorno a sorpresa del Brasile. E poi il Medio Oriente, nonostante l’instabilità politica, il Sud-Est asiatico e l’America latina nel suo complesso: le opportunità di internazionalizzazione per le imprese italiane vanno ben oltre i mercati – comunque solidi e importantissimi – di Europa e Nord America. Le nuove rotte dell’export italiano sono state al centro della terza giornata di lavori del Made in Italy Summit organizzato da Il Sole 24 Ore e Financial Times in collaborazione con Sky TG24, introdotta dagli interventi degli amministratori delegati dei tre gruppi: Mirja Cartia d’Asero (Gruppo 24 Ore), John Ridding (Financial Times Group) e Andrea Duilio (Sky Italia), a cui ieri erano collegati 10.500 utenti, portando a 27.700 il numero complessivo di persone collegate nei tre giorni.
«L’export è un booster formidabile per un’economia in cerca di opportunità anche sui mercati emergenti – ha detto Mirja Cartia d’Asero, presentando il progetto di una certificazione 100% Made in Italy promosso da Sole 24 Ore e Confindustria ( si veda articolo in basso ) –. Attraverso la certificazione, che sarà veicolata attraverso un logo che sveleremo a novembre, le aziende italiane avranno la possibilità di sviluppare ulteriormente il proprio business all’estero e amplificare la propria visibilità attraverso iniziative messe in campo dal Sole 24 Ore e da Confindustria». Di mercati emergenti appetibili, con particolare attenzione per l’Est Europa, ha parlato Beata Javorcik, chief economist EBRD, sottolineando le opportunità offerte anche dalla ricostruzione dell’economia Ucraina: «Parliamo di centinaia di miliardi di euro – ha detto Javorcik – per ricostruire strade, ospedali, scuole e attività manifatturiere. Le risorse del pubblico non saranno sufficienti: l’intervento privato sarà fondamentale e qui vedo grandi opportunità per le imprese italiane». Il quadro complessivo è stato disegnato da Alessandro Terzulli, chief economist di Sace:
«Vediamo incrementi importanti nei Paesi del Golfo e Medio Oriente, anche se ora la situazione è fluida. E poi in America Latina, con Brasile e Messico». In India, Sace attende un export in crescita a due cifre per quest’anno e del 5% circa per il prossimo anno, con opportunità in «diversi settori legati alla transizione energetica». La Cina, nonostante le difficoltà, non ha espresso ancora a pieno il suo potenziale. «Ci aspettiamo una crescita del 17% quest’anno e del 4% in media nei prossimi tre anni», dice Terzulli. Infine, il Brasile, che dovrebbe crescere dell’8% nel 2023 e del 4% il prossimo.
Grande attenzione è stata data alla Cina, su cui le imprese italiane hanno tanto investito negli ultimi anni: «La situazione è completamente diversa da quella di 4-5 anni fa – ha detto Paolo Bazzoni, presidente Camera di Commercio Italiana in Cina –. È una fase di stagnazione, soprattutto nei settori che da sempre hanno spinto l’economia cinese, infrastrutture e heavy Industry. Vanno bene invece lifestyle e alto di gamma, in cui l’Italia gioca una partita importante». Per Giuliano Noci, prorettore del Polo Territoriale Cinese Politecnico di Milano, «la Cina è un grande punto di domanda, ma rimane un mercato da cui non possiamo prescindere. È evidente che le sue difficoltà aprono spazi ad altri Paesi, come l’India». Attenti però a non riporre troppa fiducia su un’India che è da anni l’eterna promessa mancata: «Crescerà di certo e non potremo farne a meno, ma presenta fattori di complessità, soprattutto dal punto di vista infrastrutturale».
L’economia italiana, come noto, è fatta soprattutto di piccole e medie imprese, che hanno bisogno perciò di supporto per entrare e consolidarsi in questi mercati. Fondamentale il ruolo delle banche: «Abbiamo deciso di puntare sui servizi specialistici ad alto valore aggiunto – dice Stefano Bellucci, responsabile Servizio Global Transaction Banking Bper Banca – attraverso una rete di specialisti dedicati a fornire soluzioni di supporto all’estero e a valutare le modalità di approccio ai mercati. Unita a un’offerta digitale di servizi non solo bancari, ma anche fiscali e doganali». Le questioni fiscali e doganali sono del resto uno dei grandi ostacoli per le aziende: ne hanno parlato Roberto Liscia, presidente Consorzio Netcomm, e Benedetto Santacroce, Santacroce&Partners Studio Legale Tributario, mentre Maria Antonietta Orlando, titolare dell’azienda pugliese Remo Sartori ha portato la sua esperienza di microimpresa che, grazie al commercio digitale, è riuscita a crescere in modo importante sui mercati esteri (dove genera il 40% del fatturato), in particolare Usa ed Europa.
Infine, uno sguardo a come le tecnologie più avanzate, in primis l’intelligenza artificiale, potranno influire sulle attività sullo sviluppo delle aziende e sul loro grado di internazionalizzazione. I fondi del Pnrr destinati alla digitalizzazione sono una grande occasione, osserva Alessandra Luksch, direttrice Osservatorio Digital Transformation Academy. Secondo Massimiliano Baga, chief information officer di Bper Banca, «negli ultimi 12-18 mesi abbiamo visto una crescita degli investimenti in cybersecurity, a seguito anche di una recrudescenza degli attacchi informatici. Queste tecnologie stanno accelerando i cambiamenti nel nostro modo di fare mestiere, così come quello delle imprese manifatturiere. Per il futuro vedo più luci che ombre, a patto di imparare a utilizzarle nel modo corretto». Per Raffaele Savi, Global Head di BlackRock Systematic, «negli ultimi 6-12 mesi c’è stata una grande trasformazione nell’applicazione di queste tecnologie, con lo sviluppo di una intelligenza artificiale generativa, e non più solo predittiva. Questo introduce però un incremento di produttività notevole che cambierà radicalmente il mondo del lavoro».
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