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Daniel Piscitelli

Rendicontazione di sostenibilità: riflesso dell’interesse sociale e dei mercati per il sostenibile

Avv. Sara Vetteruti - Studio Legale Jlc


Non è un mistero come l’Unione Europea negli ultimi anni abbia spinto molto sulle tematiche sostenibili, soprattutto in ambito finanziario e imprenditoriale, e che ciò abbia finito per declinarsi, nell’attività di impresa, attraverso l’opportunità di adozione dei principi ESG (Environmental, Social and Corporate Governance), identificativo dei fattori Ambientale (E), quello Sociale (S) e quello di Governance (G).

L’attività normativa e di regolamentazione Europea si sta proponendo di promuovere la sostenibilità aziendale e la rendicontazione ESG, auspicando con il proprio intervento di permettere un maggior livello di trasparenza e coerenza nella divulgazione di dati inerenti alla sostenibilità.

Ciò emerge in particolare con la cd. Direttiva CSRD (Direttiva 2022/2464/EU - Corporate Sustainability Reporting Directive). Tale Direttiva, per quanto qui di interesse, modifica la previgente normativa in tema di rendicontazione dei principi ESG nell’attività di impresa, ampliando progressivamente la platea delle imprese tenute alla pubblicazione di tali bilanci/rendicontazioni di sostenibilità (prima denominate rendicontazioni non finanziarie), ed il bacino dei dati rilevanti.

Tale intervento legislativo si cala in un contesto sociale e di mercato nel quale ogni azienda europea si è resa ormai conto che tra la sostenibilità economica sul lungo periodo dell’impresa e la sostenibilità ambientale/sociale, si è consolidata una relazione di reciproco ed inevitabile sostegno.

Diverse indagini, peraltro, hanno dato chiara evidenza empirica di questa relazione e dei suoi riflessi concreti. Il Boston Consulting Group, ad esempio, rivela come l’80% dei consumatori prediligano, a parità di prezzo, prodotti sostenibili o che provengano da imprese sostenibili; Deloitte rileva come le nuove generazioni, ed in particolare la Gen Z, si rivolgano ai mercati sostenibili con maggiore frequenza rispetto alle generazioni precedenti. Le società di investimento tengono in grande rilievo, ai fini dell’allocazione delle proprie risorse, l’adozione dei fattori di tipo ambientale, sociale e di governance (Fattori ESG). E ciò è confermato, peraltro, nel mondo della finanza sostenibile anche dalla volontà istituzionale di armonizzazione, quantomeno a livello europeo, del cd. Rating ESG. Ciò che emerge con forza è che l’impresa debba scendere definitivamente a patti con la realtà attuale: la sostenibilità economica di lunga durata di una impresa, passa necessariamente ed inevitabilmente attraverso l’incorporazione dei temi di sostenibilità (ambientale, sociale e di governance) nelle strategie aziendali.

Alla vigilia, pertanto, dell’avvio dei lavori che porteranno alla pubblicazione delle prime rendicontazioni di sostenibilità obbligatorie, ed alla luce dell’atteggiamento della società e dei mercati verso la sostenibilità di imprese e prodotti, sembra che le rendicontazioni di sostenibilità si stiano qualificando sempre più come la sintesi dell’approccio delle imprese alla società e della società alle imprese. In quest’ottica, sono proprio i bilanci di sostenibilità ad essere rappresentativi di questa cd. Doppia Materialità in quanto testimoni tanto dell’impatto della sostenibilità sull’impresa quanto dell’impatto dell’impresa sulla sostenibilità. Non è un caso che si preveda che la rendicontazione di sostenibilità debba contenere tutte le informazioni cd “materiali”, vale a dire quelle informazioni la cui omissione o mal-rappresentazione è in grado di influire sulla valutazione e sul giudizio degli utenti, utenti che, come si è detto, sono unanimemente rivolti alla sostenibilità.

È quindi oltremodo evidente che i bilanci di sostenibilità diverranno di grande importanza per il futuro delle aziende che vorranno divenire sempre più appetibili e competitive sul mercato.

In ogni caso il tempo stringe.

La Direttiva CSRD richiede a sempre più imprese di attivarsi in fretta per essere pronte alle prime scadenze di rendicontazione:

  • entro il 2025 (anno finanziario 2024) le imprese già soggette alla precedente Direttiva (2013/34/EU poi modificata dalla Direttiva 2014/95/EU);

  • entro il 2026 (anno finanziario 2025) le altre grandi imprese non soggette alla precedente Direttiva;

  • entro il 2027 (anno finanziario 2026) le imprese le PMI quotate in borsa ed i piccoli enti creditizi;

  • entro il 2029 (anno finanziario 2028) le imprese di paesi terzi dotate di almeno un’impresa “figlia” o una succursale in EU con ricavi netti superiori a 150 mld di Euro realizzati in EU.

La quantità di imprese progressivamente coinvolte, l’esponenziale crescita dell’interesse sociale e finanziario per il tema della sostenibilità è testimone una volta di più del fatto che l’attenzione delle imprese dovrà necessariamente indirizzarsi verso il rispetto dei criteri ESG, e ciò anche laddove non sia (ancora) intervenuto un obbligo normativo in tal senso.

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