Smartworking: opportunità sulla quale investire
Con la riapertura di tutte le più grandi e piccole aziende italiane dopo la pandemia che ha colpito il nostro paese come tutto il mondo, tema centrale dei manager sarà come dare continuità quantitativa/organizzativa agli esperimenti di smartworking. Lo smartworking, o lavoro agile, ricordiamo, si tratta di una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività. Un cosa è certa: lavorare in remoto ha cambiato totalmente le abitudini e gli stili di vita su scala globale. Durante la pandemia è stato constatato che lavorare in smartworking ha portato dei benefici sia in termini di produttività che in termini di efficienza operativa. Secondo gli esperti di Goldman Sachs AM vale la pena investire in questa rivoluzionaria modalità lavorativa e investire in società capaci di creare condizioni di lavoro da casa efficienti per la popolazione dei cosiddetti ‘knowledge workers’, vale a dire lavoratori che usano strumenti tecnologici per almeno un’ora al giorno, e che a livello globale conta 1,25 mld di persone. Le opportunità di investimento spaziano, secondo l’analisi, dai desktop virtuali, alle firme digitali, al cloud computing, fino alle connessioni a banda larga. Anche secondo la ministra del lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, sarebbe opportuno investire nel lavoro agile poiché con il progressivo ritorno alla normalità “sarà necessario recuperare la ratio dello smart working, cioè quella di gestione flessibile e per obiettivi del rapporto di lavoro slegato da precisi vincoli di spazio e tempo. In futuro, secondo alcune stime, la prosecuzione del lavoro agile si dovrebbe attestare intorno al 50% del picco massimo registrato”. Importanti sono le novità che verranno apportate alla modalità lavorativa in remoto: in primo luogo sarà garantito il “diritto alla disconnessione”, in modo da assicurare ai lavoratori “un equo bilanciamento tra il bisogno di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”. Ad ogni modo, spiega la ministra, “la revisione della disciplina del lavoro agile va collegata all’interno di un più ampio e sistematico piano di incentivi e investimenti per facilitare la transizione tecnologica delle nostre imprese e del nostro tessuto produttivo. In tal senso, la leva fiscale è certamente uno dei primi strumenti da mettere in campo”.
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