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Immagine del redattoreLuca Baj

Social, il lavoro e l'evoluzione dell'occupazione

Social network e occupazione sono importanti macro aree sempre più legate a stretto giro fra loro. Lo dimostra un recente studio di Fiverr, società internazionale che si occupa del favorire l’incontro domanda-offerta fra imprese e liberi professionisti, che ha stilato, a seguito di varie statistiche, una sorta di lista di neo professionalità operanti nell’area social, che hanno già preso vita da tempo e tuttora sono in fase di sviluppo. Le varie analisi hanno individuato ad esempio il Gif Designer, un esperto in grado di creare contenuti unici, su misura e dall’alto valore in qualità di strumento di marketing, per diverse piattaforme digitali: secondo Fiverr la richiesta di questo lavoratore specifico è cresciuta a livello mondiale del 73% e addirittura del 208% in Italia. Poi c’è il creatore di filtri Instagram, un'altra figura a metà fra sviluppatore e creativo, per cui la domanda nel nostro Paese è aumentata dell’85%. Anche il Motion Designer, profondo conoscitore di animazioni, oggetti grafici, titolazioni e tutto ciò che è digitalmente “in movimento” è un altro professionista che riscuote sempre più successo sul mercato del lavoro globale. In questo quadro non poteva poi mancare il Chatbot Designer, un ruolo largamente diffuso fra i social, che da anni sta cavalcando anche l’onda dell’entusiasmo di molte aziende private che necessitano di uno strumento immediato per dare assistenza digital e praticamente quasi in tempo reale, ai propri clienti. Esperti in grado di sviluppare al meglio questi chatbot, intelligenze artificiali in grado di rispondere in maniera automatica alle domande del singolo utente e di guidarlo attraverso il web sono quindi sempre più importanti. Un settore molto specifico in cui si è registrato un vero e proprio boom di richieste di figure professionali di questo tipo è quello dell’arte, che per svilupparsi in futuro e in un certo senso sopravvivere, a maggior ragione a fronte della pandemia globale da Covid-19 ha saputo innovarsi attraverso tecnologia e social network. Non si deve dimenticare come in Italia, la cultura contribuisca significativamente al benessere economico italiano: secondo difatti il rapporto “Io sono cultura” di Fondazione Symbola e Unioncamere, al sistema produttivo culturale e creativo, nel solo 2018, si deve il 6,1% del valore aggiunto, ovvero quasi 100 miliardi di euro. Con la chiusura di musei, librerie, teatri e cinema, causa Coronavirus, la cultura ha dovuto sempre più abitare, in modo quasi esclusivo, luoghi virtuali, come Instagram, adattandosi ai linguaggi dei social media e delle piattaforme digitali. Non a caso grandi musei importanti come il Louvre o il Tate oggi sono in possesso di profili social quali Instagram e Tiktok, che aggiornano quotidianamente più volte, permettendo anche ai meno avvezzi e alle generazioni più giovani di avvicinarsi con maggiore energia e determinazione al settore artistico-culturale. Così sono sempre più ricercati dei cosiddetti manager culturali, quali Social Media Manager, Content Creator e divulgatori digitali. E l’elenco reale è ancora tutto da scrivere e molto dipenderà dalle azioni delle istituzioni culturali e politiche nel prossimo futuro, così come sono in divenire le modalità e i canali di fruizione dei contenuti artistici. Se questi sono i fatti, una riflessione finale risulta però doverosa, soprattutto nei confronti di questi nuovi professionisti digitali. Se infatti l’arte migra con vigore sui social network diventa necessario capire come sfruttare al meglio queste piattaforme, con senso di responsabilità e professionalità. Perché se c’è una cosa che l’emergenza sanitaria ci ha insegnato è proprio quella che non si potrà più tornare indietro, anche volendo e bisognerà quindi evolversi, con l’orizzonte rivolto al meglio e all’efficace, senza perdere la qualità del lavoro stesso.

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