UE: ritardata la mega-direttiva per la transizione ecologica
L'Unione Europea (UE) ha subito dei contrattempi nella definizione della sua roadmap per la transizione ecologica. Dopo aver concesso una proroga per la rendicontazione dei primi standard di sostenibilità delle aziende extra-UE, l'UE ora si trova ad affrontare incertezze riguardo alla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD). Questa direttiva, nota anche come Supply Chain Act, richiede alle aziende di assumersi la responsabilità ambientale e sui diritti umani, sia all'interno che al di fuori dell'UE.
La CSDDD si applicherebbe alle aziende con oltre 500 dipendenti e un fatturato annuo globale superiore a 150 milioni di euro, mentre per settori a rischio come tessile e agricoltura, il limite è più basso. Tuttavia, l'UE non è riuscita a raggiungere la maggioranza necessaria per l'approvazione della CSDDD, con l'Italia tra i paesi che si sono astenuti.
Gli industriali sostengono che la CSDDD possa minare la competitività continentale, considerandola un'iniziativa artificiosa e invasiva. Nel frattempo, anche negli Stati Uniti si osserva un cambiamento di rotta nel mercato dei fondi ESG, con alcuni importanti fondi che si ritirano dall'iniziativa Climate Action 100+, mostrando le sfide della transizione finanziaria verso la decarbonizzazione: si parla di oltre 13 miliardi di fondi ritirati dai fondi green, un trend che fa grattare il capo a più di un asset manager. Questi sviluppi riflettono una tendenza in cui gli investimenti nel settore fossile sembrano allettanti nel breve termine, ma problematici nel medio e lungo periodo, sollevando dubbi sulla sostenibilità di tale strategia.
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