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Immagine del redattoreLuca Baj

Via alla ricapitalizzazione delle imprese in crisi post Covid

Sono molte le grandi e piccole imprese che, a causa della pandemia che ha colpito tutto il mondo ma soprattutto il nostro Paese, faticano a sostenere la solvibilità necessaria al proseguimento delle loro attività e mantenere uno livello di occupazione dignitoso. Proprio per questo motivo, all’interno del Decreto rilancio sono state previste tutta una serie di misure di sostegno a queste imprese. Il 17 settembre, Roma ha ricevuto l’autorizzazione da parte di Bruxelles al regime, con una dotazione di bilancio complessiva pari a 44 miliardi di euro, da realizzare attraverso strumenti di ricapitalizzazioni (come gli strumenti equity) e strumenti ibridi (come le obbligazioni convertibili e i debiti subordinati). I requisiti però per beneficiare di tali misure temporanee e straordinarie sono vari. Primo tra tutti è che il regime si rivolge alle grandi imprese che nel 2020 hanno subito o subiranno una forte diminuzione del fatturato, con un particolare però: la data prefissata come spartiacque è il 31 dicembre 2019 e quindi non saranno ammesse al beneficio le aziende già in crisi prima di quella data ma solo quelle in difficoltà dal 1 gennaio 2020. Un ulteriore requisito di ammissibilità riguarda il tipo di attività che saranno presentate dalle varie aziende che devono risultare strategiche al rilancio economico per far sì che il mercato sia iniettato di nuovi stimoli. L misura di sostegno straordinaria si compone di quattro misure: conferimenti di capotale, obbligazioni obbligatoriamente convertibili, obbligazioni convertibili su richiesta del beneficiario o dell’obbligazionista e i debiti subordinati. Il documento ufficiale riposta le seguenti affermazioni: il sostegno è messo a disposizione delle imprese se risulta necessario per il mantenimento delle attività, se non è disponibile nessun’altra soluzione adeguata e se è nell’interesse comune intervenire; Il sostegno si limita all’importo necessario per garantire la sostenibilità dei beneficiari e non va al di là del ripristino della struttura patrimoniale precedente la pandemia da coronavirus; Il regime prevede una remunerazione adeguata per lo Stato; Le condizioni che governano le misure incentivano i beneficiari e/o i loro proprietari a rimborsare il sostegno quanto prima possibile (sono previsti tra l’altro aumenti progressivi della remunerazione, il divieto di distribuzione di dividendi e l’introduzione di un massimale di remunerazione dei dirigenti e di un divieto di versamenti di bonus agli stessi); Sono in atto misure di salvaguardia per garantire che i beneficiari non beneficino indebitamente degli aiuti di Stato alla ricapitalizzazione a scapito della concorrenza leale nei mercati interni, ad esempio, il divieto di acquisizioni, per evitare espansioni commerciali aggressive; Gli aiuti a favore di un’impresa superiore alla soglia di 250 milioni di euro devono essere notificati separatamente e valutati individualmente. Per quanto riguarda invece gli aiuti sotto forma di debito subordinato “non supereranno i limiti relativi al fatturato e alle spese salariali dei beneficiari previsti dal quadro temporaneo e possono essere concessi soltanto entro la fine del 2020. I benefici che le aziende potranno trarre da questa misura di sostegno sono sicuramente una consolidazione della base di capitale e in secondo luogo una semplificazione dell’accesso ai finanziamenti.

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