Finanziamento a imprese durante e dopo il Covid-19
Una ricerca dell’Istat sulle imprese con almeno 3 addetti, che rappresentano circa il 90% del valore aggiunto e i tre quarti dell’occupazione complessiva, evidenzia come per circa quattro imprese su cinque la crisi ha comportato una modifica delle abituali fonti di finanziamento determinando un maggior ricorso al finanziamento esterno: in primis credito bancario e credito commerciale. Se prima della pandemia l’autofinanziamento costituiva la fonte di finanziamento più diffusa (ricorrevano al flusso di cassa generato dalla gestione aziendale quasi tre quarti delle imprese), il calo di fatturato e i conseguenti problemi di liquidità ne hanno provocato una drastica riduzione come risorsa in risposta alla crisi (al 29,1% delle imprese). Aumenta quindi il ricorso al finanziamento esterno: credito bancario (da 44,2% al 71,4%), credito commerciale (da 16,8% a 40,9%) e a forme più evolute come obbligazioni e finanza innovativa (da 0,1% a 7,1%). Lo spostamento al finanziamento esterno è ppronunciato nelle imprese con 3-9 addetti e in quelle attive nei servizi. Le fonti esterne sono in primo luogo credito bancario, favorito dalle misure di sostegno al debito (moratoria) e della nuova liquidità (garanzie pubbliche) previste nei DL 18/2020 e 23/2020. Misure scelte anche dalle medie e grandi imprese, che sono più esposte delle altre verso il sistema bancario. Anche il ricorso al credito commerciale (abitualmente più diffuso nella media e grande impresa) è cresciuto da parte delle aziende più piccole, specialmente nel settore delle costruzioni.
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