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Competenze, i manager nel futuro

Immagine del redattore: Luca BajLuca Baj

Aziende, dirigenti e dipendenti sono attesi da un anno di ulteriori sfide, legate ai temi del rilancio economico, della ricerca e dell'innovazione. Ma anche a mutamenti di carattere sociale e relazionale, come mostrano numerosi fattori, dal fenomeno della Great resignation fino alla richiesta di nuove tutele da parte dei lavoratori, connesse alla crescita dello smart working e alle possibilità legate ai nuovi dispositivi tecnologici. A questo proposito, secondo le previsioni di Oliver James, un'azienda di reclutamento di personale con sedi in Europa, Asia e Stati Uniti, sono dieci i punti cruciali per il nuovo anno, a partire dalla "produttività". Difatti, nel nuovo paradigma, lavorare guardando agli obiettivi e non al numero di ore impiegate potrebbe essere il nuovo modello di organizzazione aziendale, spinto da iniziative come ferie libere e il modello della settimana corta in ufficio, sperimentato in nazioni europee come Islanda e Spagna. Inoltre, per incentivare la formazione continua e per promuovere dinamiche aziendali flessibili, avrà sempre più spazio anche in Italia la rotazione delle mansioni tra i dipendenti della stessa impresa. Detto dello smart working, da considerare nelle sue varianti "ibrida" o più incisiva a seconda degli accordi interni, dal lato manager sarà necessario sottolineare sempre di più i valori aziendali fondanti dell'impresa, per esaltare nei dipendenti il senso di appartenenza alla propria azienda. Del resto, sono state proprio le esperienze di smart working vissute da migliaia di italiani a cambiare il mondo del lavoro, con dipendenti che danno sempre maggior importanza al tempo, all’autonomia e alla flessibilità. Le aziende, anche per contrastare fenomeni come quello della cosiddetta Great resignation, dovranno andare incontro alle esigenze dei propri dipendenti. Ancora, la concezione di ufficio è destinata a cambiare ulteriormente, da intendere come luogo fisico, che diventerà sempre di più di carattere polifunzionale, multiservizio e a disposizione del lavoratore per un arco temporale più complesso di quello tradizionale, magari prevedendo aree dedicate al relax e ad attività extralavorative, con una attenzione alla sostenibilità ambientale. A guidare questi processi dall'interno delle aziende, i manager dovranno a loro volta possedere delle skill al passo con le nuove tendenze. Come evidenzia una ricerca condotta dall’Osservatorio Online Job Vacancy dei manager del terziario, creato a metà 2021 da Cfmt, in collaborazione con Crisp dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, è in atto un passaggio da una massima specializzazione a competenze trasversali, destinate a completare e arricchire il profilo dei manager. Se le competenze professionali restano mediamente intorno al 49%, vengono seguite da una richiesta di competenze trasversali pari al 33% e da digital skill, per una media del 18% degli annunci. L’attenzione sempre crescente per le competenze trasversali viene ribadita dai risultati del World Economic Forum 2021: entro il 2025, 85 milioni di posti di lavoro potrebbero non esistere più a causa delle innovazioni tecnologiche e dell’incremento dei processi di automazione. Di contro, questa nuova forma di divisione del lavoro tra persone, macchine e algoritmi si stima che produrrà circa 97 milioni di nuovi posti di lavoro. Non da meno, in questo quadro, è l'apporto a livello innovativo fornito dalle donne manager. In questo caso, i dati sono forniti da uno studio McKinsey “Women in Workplace 2021”. Rispetto agli uomini dello stesso livello di rango, le donne manager stanno intraprendendo più azioni concrete per supportare i loro team, dall’aiutare i dipendenti a gestire i loro carichi di lavoro o ancora al monitorare regolarmente il loro benessere complessivo. Nel dettaglio, questo studio evidenzia come le donne di trascorrono mediamente il doppio del tempo dei loro colleghi uomini occupandosi di questioni di diversità e inclusione, malgrado non siano comprese nelle loro responsabilità. E gli effetti positivi, da questo punto di vista, non si fanno attendere: i dipendenti sono più felici, meno a rischio burnout – uno stato di esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale, classificato dall'Oms come una forma di stress lavorativo che non si è in grado di gestire – e meno propensi a considerare di lasciare il loro lavoro. In definitiva, in uno scenario denso di mutamenti continui, ecco che l’ascolto attivo, la capacità di delega e una buona intelligenza emotiva sono solo alcune delle skill più importanti che il “nuovo” manager dovrà possedere per guidare in maniera lungimirante l’azienda e gestire il capitale umano.

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