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Immagine del redattoreLuca Baj

Economia, depressione secolare o nuovo boom

L’Italia è famosa per non avere la capacità di spendere i fondi Ue. Tanti sono i miliardi di euro restituiti indietro per non averli richiesti o ottenuti entro i termini previsti dalla Comunità europea. I dati in archivio parlano chiaro, l’Italia è riuscita a spendere solo un euro su 3 dei fondi fino ad oggi acquisiti. Ecco perché c’è il rischio che il Recovery Plan possa non bastare per evitare una depressione senza precedenti. Il Recovery Plan del Next Generation Plan è un fatto storico, perché mette a disposizione un piatto da 207 miliardi di euro di prestiti di cui 80 miliardi di trasferimenti a fondo perduto per l’Italia, corrispondenti a circa l’1% del Pil per quattro anni. Per questo è opportuno calcolare bene i rischi per evitare ostacoli durante il percorso di ottenimento delle varie rate. Con una cabina di regia centrale che controlli i vari enti (ministeri e regioni) rispetto ai tempi assegnati si monitorerebbero i finanziamenti europei per evitare di andare fuori tempo massimo. Un altro aspetto è la politica monetaria, è necessario non invertire la rotta dei tassi a zero e degli acquisti massicci di assets. La Bce dovrebbe orientarsi con la politica monetaria verso una fase di deflazione come ha fatto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell puntando su un target di un’inflazione media pari o superiore al 2% per raggiungere l’obiettivo della riduzione della disoccupazione. Proprio Fabio Panetta, membro italiano del comitato esecutivo della Bce, in una recente conferenza economica, ha ricordato come l’economia europea abbia reagito a una sfida notevole, ma non sia ancora al sicuro e l’inflazione nell’orizzonte delle previsioni è attesa rimanere a livelli disagevolmente inferiori al nostro obiettivo. La scorsa settimana la Bce aveva rialzato, a +1% da +0,8%, la sua stima d’inflazione per il 2021 e fra gli investitori, si erano suscitati interrogativi sulla direzione degli interventi espansivi di politica monetaria, sul quale il capo economista della Bce, Philip Lane, aveva dovuto intervenire per riportare la calma tra gli osservatori. Un altro aspetto su cui bisogna tenere alta la guardia per non rischiare fasi depressive, riguarda la regolazione del sistema bancario. Per cui va rivisto e sospeso il calendar provisioning (obbliga le banche a rivedere strategie e modalità di gestione degli NPE a fronte degli accantonamenti predefiniti sui nuovi flussi) rischiando di determinare effetti problematici su banche e imprese. Un allarme tra l’altro lanciato già lo scorso 9 Settembre dall’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Sul tema dei crediti deteriorati si è espressa anche la presidente della Commissione di inchiesta sulle banche, Carla Ruocco ribadendo la necessità di creare una bad bank nazionale in quanto la mole di moratorie e nuovi finanziamenti, pari complessivamente a circa 400 miliardi, con molta probabilità, si trasformerà in nuovi Npl, stimabili in circa 130 miliardi. Intanto, le sofferenze bancarie nette a luglio sono diminuite del 15,2% a 24,601 miliardi, dai dati della Banca d’Italia, forse per effetto di operazioni di cartolarizzazione. Nel complesso continuano a salire le domande di moratoria sui prestiti: sono oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 301 miliardi.

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