Guerra in Israele: le implicazioni economiche e sui prezzi in Italia.
Il 7 ottobre dalla striscia di Gaza vengono lanciati migliaia di razzi (dai 2500 ai 5000), che confondono i soldati sul territorio, seguiti da un'invasione terrestre che provoca centinaia di morti: inizia così la guerra fra Israele e Hamas, organizzazione militare filo-palestinese insediata nella Striscia di Gaza, che ha guadagnato simpatie popolari grazie alla costruzione, in questo territorio, di ospedali, scuole e biblioteche. UE e Stati Uniti, ma anche Emirati Arabi Uniti, il Bahrein, il Marocco e la Giordania, sostenitori dello stato di Israele, hanno criticato duramente l'attacco dii Hamas; Libano e Iran sostengono invece l'attacco. Dietro la guerra, almeno per quanto dichiarato dai vertici militari di Hamas, sta la volontà di ricreare un nuovo stato islamico palestinese, soluzione già proposta in passato da molti, ma mai accettata dai vertici israeliani. Un altro, più probabile, motivo sta nella volontà, da parte dell'Arabia Saudita, di isolare di nuovo l'Iran, 14° esportatore mondiale di petrolio, dal commercio internazionale, e di bloccarne la crescita causata dall'abbassamento delle sanzioni occidentali, oppure di integrare le compagnie locali all'interno della propria influenza sul medio-oriente. Il principale problema economico causato da questo conflitto è perciò un nuovo rialzo dei prezzi del petrolio, che nel preciso minuto in cui è stata annunciata la notizia dell'attacco hanno visto un'aumento del 15%, oppure, più probabilmente, un nuovo rialzo dell'inflazione motivato esclusivamente da motivi speculativi, esattamente com'era successo nella guerra in Ucraina. Assoutenti denuncia infatti un possibile, nuovo rincaro dei prezzi di luce e gas, che andrebbe a portar via dalle tasche degli italiani altri 314 euro per nucleo familiare, e invita l'UE ad agire preventivamente su questa ipotesi.
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