Inflazione reale e inflazione percepita
Da un comunicato dell’Istat si evince che “il quadro internazionale è caratterizzato da differenti posizioni cicliche delle principali economie e incertezza circa il proseguimento della fase di decelerazione dell’inflazione su cui pesa il rialzo delle quotazioni delle materie prime energetiche. Le revisioni dei conti nazionali trimestrali, in Italia, hanno confermato le variazioni congiunturali del Pil per la prima parte del 2023 diffuse precedentemente: all’aumento tra gennaio e marzo (+0,6%) è seguito un calo nel secondo trimestre (-0,4%). L’incremento medio della spesa per consumi finali delle famiglie nel secondo trimestre, a fronte di una sostanziale stabilità del reddito disponibile, si è accompagnato a un calo della propensione al risparmio, già da diversi trimestri inferiore ai livelli pre-Covid.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), a settembre, è aumentato e il differenziale positivo con la media dell’area euro si è ampliato consistentemente”.
L’inflazione percepita dai consumatori è molto più elevata di quella registrata dall’Istat. Tale circostanza, evidentemente, influisce sui consumi e sulle aspettative dei consumatori.
Questi ultimi infatti compiono scelte in campo economico sulla base dell’inflazione percepita e sulla base della loro esperienza, trascurando i dati ufficiali sull'andamento dell'inflazione.
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