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Immagine del redattoreLuca Baj

Italia, il MES e la pressione sugli ospedali

Dopo che nei primi mesi dell’anno era avvenuta la negoziazione sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), cioè il Fondo salva-stati, per allentare le regole più stringenti che erano alla sua base, l’Italia sta ancora valutando se attingere a quel fondo. Sono stati diversi gli economisti che si sono espressi a favore, per la cifra che sarebbe destinata all’Italia di circa 37 miliardi di euro. Importi da destinare, secondo gli accordi raggiunti, al rafforzamento del sistema sanitario nazionale. Anche il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha recentemente precisato che la misura è conveniente anche in termini economici-finanziari. Al riguardo, anche la Bce avrebbe fatto alcune considerazioni in merito, fino al punto di pensare un’alternativa al no al MES a Italia, Spagna e Portogallo. In effetti, le resistenze degli Stati, a prendere in prestito i fondi, rischiano di compromettere l’iter del MES e del Recovery Fund. Nella prossima riunione della Banca centrale europea prevista per il 10 dicembre, si affronterà anche questo tema. L’incontro, avverrà in uno scenario diverso, la vittoria di Joe Biden in America e la notizia che il vaccino contro il Covid-19 inizierà ad essere disponibile dai primi mesi del 2021. A far da sottofondo, l’acutizzarsi del virus in Europa, spingendo i vari Paesi ad inasprire le restrizioni. Ma il mancato utilizzo dei fondi si collega anche al costo basso del denaro che la Bce sta attuando per mantenere l’inflazione e il sistema economico europeo, che grazie a queste politiche gli Stati potrebbero indebitarsi a costi molto bassi. I prestiti costerebbero pochissimo, proprio perché la Commissione UE potrebbe indebitarsi sui mercati a tassi negativi e con lunghe scadenze, o addirittura, indebitarsi direttamente sui mercati con un leggero costo in più da pagare agli obbligazionisti. Sul tema dei fondi, si sono espressi due importanti rappresentanti del board Jens Weidmann, a capo della Bundesbank, la banca centrale tedesca, dichiarando che la politica monetaria non può sostituirsi a quella fiscale, e il lussemburghese Yves Mersch, che ha spiegato che la Bce non può agire in modo da spiazzare le misure adottate da Bruxelles per reagire alla crisi, cioè Recovery Fund, Sure e il MES. Infatti, con gli acquisti avviati dalla Bce, i rendimenti sovrani nell’area Ue sono scesi ai minimi storici e Paesi come Italia, Spagna e Portogallo, più indebitati, sono stati i principali beneficiari, con un indebitamento sui mercati a tassi negativi a medio-lunga scadenza e a costi quasi a zero nel lungo termine. Da indiscrezioni, già la Spagna, non è intenzionata a richiedere l’assistenza al MES, e neanche a fare richiesta dei prestiti del Recovery Fund, mentre l’Italia respinge al momento solo il MES. La Bce, però, sarebbe intenzionata all’ipotesi che gli acquisti dei bond nell’area verranno sì potenziati al prossimo board, ma con una clausola esplicita riservata ai Paesi che facciano richiesta almeno del MES. L’obiettivo sarebbe di incentivare comportamenti virtuosi da parte dei governi, convincendoli a sottoporsi a programmi di assistenza a condizioni blande. Una decisione che potrebbe essere rischiosa sui mercati, in quanto lo scudo della Bce apparirebbe più leggero esponendo il rischio sovrano dell’Italia.

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