La Zes Unica e il progetto Scoperta Imprenditoriale per rilanciare il Sud
Nel nostro Paese non mancano differenze economiche tra aree geografiche: com’è noto, diverse zone del Mezzogiorno presentano ancora criticità a livello infrastrutturale e di formazione. Tuttavia, le regioni meridionali sono anche un contesto dalle grandi potenzialità dove risiede un terzo della popolazione e un tessuto produttivo che potrebbe generare effetti positivi in tutto il Paese.Per queste ragioni, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza individua nel Mezzogiorno una priorità in modo da ridurre i divari di cittadinanza, destinando risorse ingenti per finanziare riforme e interventi. Negli anni sono state tante le iniziative per rilanciare le regioni del meridione.
A livello europeo, l’UE ha posto questo punto tra le questioni centrali della sua azione: nel 1975 viene infatti creato il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), uno dei principali strumenti finanziari della politica di coesione dell'UE con l’obiettivo di appianare le disparità esistenti fra i diversi livelli di sviluppo delle regioni europee e di migliorare il tenore di vita nelle regioni meno favorite. L'articolo 176 TFUE prevede che il Fondo contribuisca a correggere i principali squilibri regionali esistenti nell'Unione Europea.
A livello nazionale, si sono susseguiti tanti interventi per rilanciare la crescita del sud. Uno degli ultimi riguarda la creazione della Zes Unica, la Zona economica speciale, un’area del territorio italiano in cui l'esercizio di attività economiche e imprenditoriali da parte delle aziende (sia di quelle già operative e di quelle che si insedieranno) può beneficiare di speciali condizioni in relazione agli investimenti e alle attività di sviluppo d'impresa. Dal primo gennaio 2024 è quindi stata istituita una zona che comprende Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna. Il Piano Strategico per attuare la Zes Unica è stato definito in coerenza con il PNRR, il fondi europei, il principio di sostenibilità ambientale e individuando i settori da promuovere e gli investimenti da realizzare.
Uno dei modi per rilanciare il sud è anche attraverso la promozione di Ricerca e Sviluppo.In particolare, tra i tanti progetti, Scoperta Imprenditoriale è uno di questi: dal prossimo 24 gennaio le imprese potranno compilare le domande di ammissione al nuovo incentivo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). L’istanza potrà poi essere inviata a partire dal 7 febbraio 2024.
L’agevolazione consiste nel mettere a disposizione delle imprese finanziamenti agevolati e contributi diretti per sostenere progetti legati alla ricerca e allo sviluppo da realizzarsi nelle regioni meridionali. I progetti dovranno essere coerenti con le aree tematiche della Strategia nazionale di specializzazione intelligente oppure dovranno avere come obiettivo l’individuazione di traiettorie tecnologiche e applicative evolutive della stessa Strategia.
Questi sostegni rientrano nel Programma Nazionale Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale 2021-2027.
In particolare, verranno finanziati progetti riguardanti attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale per realizzare di nuovi prodotti, processi, servizi o per migliorare prodotti, processi o servizi esistenti, tramite lo sviluppo delle tecnologie abilitanti fondamentali.
I progetti devono prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a 1 milione di euro e non superiore a 5 milioni di euro ed avere una durata non inferiore a 18 mesi e non superiore a 36 mesi. Le agevolazioni sono concesse, come finanziamento agevolato e come contributo: nella forma del finanziamento agevolato, per una percentuale pari al 50% dei costi e delle spese ammissibili; nella forma del contributo diretto alla spesa, per una percentuale dei costi e delle spese ammissibili articolata in modo inversamente proporzionale al crescere delle dimensioni dell’azienda. Per gli organismi di ricerca, le agevolazioni sono concesse esclusivamente nella forma del contributo diretto alla spesa (60% dei costi delle spese per attività di ricerca industriale, 40% dei costi e delle spese per attività d di sviluppo sperimentale).
Comments