Lavoro, per le imprese rimane critico il match domanda-offerta
Nel 2021, 6 imprese su 10 dell’industria e dei servizi hanno programmato assunzioni (a fronte del 58,8% del 2019); 4,6 milioni le entrate previste (+0,5% rispetto a prima della pandemia); crescono in tutti i settori e sono sempre di più difficile reperimento le ricerche di personale specializzato, mentre diminuiscono le richieste per le professioni impiegatizie e la domanda di diplomati e qualificati; la difficoltà di reperimento è in aumento per quasi tutti i profili professionali. E’ lo scenario delineato dal Bollettino annuale 2021 del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal[1], che mostra chiaramente come i driver principali delle trasformazioni in atto siano le competenze digitali (il 71% delle imprese ha investito in trasformazione digitale nel 2021) e la transizione verso un’economia più sostenibile (il 53% investe in competenze green). “La ripresa dell’economia – commenta il Presidente di Unioncamere, Andrea Prete - porta con sé una ripresa anche per l’occupazione. Ma permane il gap tra domanda e offerta di lavoro che ha diverse ragioni. Per i profili più qualificati c’è indubbiamente una carenza numerica ed è fondamentale per questo lavorare sull’orientamento all’interno dei percorsi scolastici. Per i profili meno qualificati, invece, un tema chiave è quello dell’esperienza e occorre insistere sulla utilità per i giovani di avere, già dalla scuola, un primo contatto con il mondo del lavoro e di sperimentare sul campo le proprie inclinazioni e abilità”.
La necessità di adattarsi rapidamente al mutato scenario della ripresa economica che ha caratterizzato il 2021 ha modificato la domanda delle imprese con un consistente aumento delle difficoltà nel reperire i profili professionali ricercati. Questa ha riguardato 1/3 delle entrate programmate (32,2%). Un incremento di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2019 determinato dalla mancanza di candidati nel 16,2% dei casi (+3,6 punti percentuali), o dalla preparazione non adeguata (12,8% delle difficoltà, +1,7 punti percentuali).
Più della metà delle figure professionali con elevata difficoltà di reperimento (16 su 30) sono operai specializzati nell’ambito industriale (ad esempio, meccanici collaudatori, saldatori, falegnami, elettricisti nelle costruzioni civili, installatori di impianti di isolamento) e nell’ambito dei servizi (ad esempio, installatori e manutentori di apparecchiature informatiche, operai specializzati nell’installazione e riparazione di apparati di telecomunicazione): per tali profili il mismatch supera sempre il 50% delle richieste delle imprese e può arrivare a coprirne fino quasi ai tre quarti.
Nel corso del 2021 il recupero degli andamenti economici è stato differenziato tra i settori industriali (+3,5% sul 2019) e quelli dei servizi (-0,6%). Per l’industria è stato rilevante l’apporto delle entrate programmate nelle costruzioni che con quasi 424mila unità superano di circa il 15% i livelli registrati nel 2019. Analoga tendenza si registra nei principali settori coinvolti nella trasformazione 4.0 del made in Italy e anche tra i più internazionalizzati: metallurgia, meccanica ed elettronica che nel 2021 hanno coperto la metà delle entrate del manifatturiero. In crescita anche il numero di ingressi nelle utilities.
Nei servizi, le entrate previste nel commercio, e soprattutto nell’ingrosso, sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemia, anche per l’effetto della sostituzione del commercio più tradizionale a favore delle consegne a domicilio e dell’e-commerce. Altri settori ancora penalizzati dalla crisi sono i servizi culturali e ricreativi, i servizi operativi e i trasporti e logistica. Grazie soprattutto ai risultati della stagione estiva, i servizi turistici hanno mostrato un certo recupero nel corso del 2021 sotto il profilo dell’attivazione dei contratti, ma va sottolineata la rilevante crescita delle forme contrattuali a termine e l’elevato grado di incertezza registrato nella parte finale dell’anno. Altri settori dei servizi evidenziano invece incrementi delle entrate previste. Fra questi, i servizi di media e comunicazione e i servizi informatici così come sanità e assistenza sociale.
Sono 1,4 milioni i diplomati ricercati dalle imprese (31% del totale entrate) e 634mila i laureati (13,7%). I qualificati professionali contano 1,1 milioni di ingressi programmati (23,7%) e i diplomati ITS con quasi 70mila profili richiesti (1,5%). Arriva poi a coprire il 30% delle entrate programmate l’indicazione di professioni senza titolo di studio.
Sono introvabili i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione (con una difficoltà di reperimento del 57%), i laureati in scienze matematiche, fisiche e informatiche (55,8%) e quelli in chimica-farmaceutica (46,6%), i diplomati in meccanica, meccatronica ed energia (46%), i qualificati con indirizzo elettrico (52,8%).
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