Le banche centrali di fronte al ritorno dell’inflazione
L’inflazione è esplosa, chiamando le banche centrali a dare una risposta all’aumento generalizzato dei prezzi, aggiratosi nell’area dell’euro attorno all’8%. Si pensava fosse un fenomeno destinato a concludersi presto ma così non è stato. Tra "falchi" (coloro che vogliono una politica monetaria più severa, cioè tassi di interesse più alti) e "colombe" (politica monetaria più flessibile e tassi più bassi) nelle ultime settimane il tema del controllo dell’inflazione è entrato prepotentemente nel dibattito europeo. La Banca centrale europea è costretta ad agire.
Nel tardo pomeriggio di oggi il panel all’Auditorium Santa Chiara ha visto confrontarsi Maria Demertzis (Deputy Director Bruegel), Clemens Fuest (economista presidente Ifo), Marcello Minenna (economista), Roberto Tamborini (docente Università degli studi di Trento) e Jean Claude Trichet (dal 2003 al 2011 presidente della Banca centrale europea e dal 1993 al 2003 Governatore della Banca di Francia).
Marcello Minenna ha introdotto l’argomento confrontando l’inflazione europea con quella americana. “In America la crisi energetica non ha influito molto, grazie alla disponibilità del gas canadese, mentre in Europa l’aumento dei prezzi dell’energia è stato enorme in seguito alla deflagrazione del conflitto Russia-Ucraina". L’economista ha spiegato invece come in Europa i prezzi dei beni industriali e alimentari sono cresciuti meno degli Usa. “Cosa dovrebbe fare la Bce per ridurre l’inflazione? Moderare la domanda, però mi sembra che si navighi a vista”.
La parola è poi passata a Jean Claude Trichet. “In entrambi i lati dell’Atlantico l’inflazione è cresciuta velocemente sorprendendo tutti. I modelli attuali sono sempre molto in ritardo nel notare i momenti di crisi e la caduta libera dell’economia”. Tutte le banche centrali che emettono valute hanno ora lo stesso obiettivo: contenere l’inflazione attorno al 2%. “È una cosa positiva, una fiammella di ottimismo in un mondo molto disordinato”.
Secondo Maria Demertzis la situazione sta cambiando molto velocemente e ci sono diversi “mal di testa” che gli economisti dovranno curare. “L’inflazione è al rialzo, la crescita al ribasso. Ora ci stiamo muovendo in una direzione opposta, ma riducendo l’inflazione la produzione non potrà che peggiorare”.
Clemens Fuest ha parlato della paura della stagflazione (situazione nella quale sono contemporaneamente presenti nello stesso mercato sia un aumento generale dei prezzi, sia una mancanza di crescita dell'economia) e della differente preoccupazione legata all’aumento dei prezzi che c’è tra Italia e Germania, più presente in quest’ultima “anche se le differenze non sono poi così ampie come pensiamo e l’interesse europeo è quello di cercare comunque di fare in modo che l’inflazione non vada fuori controllo”.
“L’inflazione che abbiamo ora in Europa è legata ai costi importati, ed è particolarmente grave perché causa stagflazione - ha affermato Roberto Tamborini - Ora per comprare un euro di energia dobbiamo dare in cambio più beni di prima”. Secondo il docente ci sono da imparare tre lezioni. “Siamo in presenza di uno shock dei prezzi del commercio internazionale; la stagflazione è una tassa che dobbiamo pagare ma dobbiamo pensare come attenuare questo effetto; va trovata una politica non solo monetaria per tenere sotto controllo l’inflazione”.
fonte: uffiico stampa festiv
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