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Immagine del redattoreLuca Baj

Le nuove frontiere del fare banca

Inflazione, reddito di cittadinanza, riforma fiscale, bonus energia, decreto aiuti, antiriciclaggio: questi i temi al centro del dialogo tra Antonio Patuelli, presidente ABI (Associazione Bancaria Italiana) e Laura Serafini, giornalista de “Il Sole 24 Ore”, che si è tenuto stamattina in Sala Depero presso il palazzo della Provincia autonoma di Trento.

Il dibattito in apertura ha trattato il tema dell’inflazione che, secondo Patuelli “è la più ingiusta delle tasse sugli onesti, sugli stipendiati, sui pensionati – in sintesi - sui risparmiatori, perché nessuno restituirà domani quello che stanno perdendo, visto che non c’è un meccanismo di perequazione per i risparmiatori. Occorre trovare meccanismi di 'aggiornamento' più equi di una tantum, per non ripetere gli errori degli anni 70-80, quando i meccanismi adottati producevano l’aggiornamento degli stipendi e alimentazione di ulteriore inflazione. Per adeguare stipendi e pensioni – ha proseguito - si deve trovare linfa economica dalla crescita e non da una ulteriore tassazione degli onesti. In Italia dobbiamo attirare investimenti e innestare un circuito virtuoso anche per il gettito fiscale”.

La giornalista ha chiesto inoltre se sarà aggiornato il reddito di cittadinanza e il presidente ABI ha dichiarato che è corretto salvare il principio di solidarietà verso chi è in difficoltà, ma solo se è uno strumento efficace per trovare un’occupazione. “Se la misura – ha detto - serve solo al sostentamento, allora va verificata e, se vi sarà richiesta di un aggiornamento del reddito, allora sarà occasione per fare una verifica anche dell’efficacia del reddito di cittadinanza”.

Circa l’armonizzazione della tassazione sui rendimenti, invece, il presidente di ABI ha commentato: “In un mercato europeo ci deve essere una unica riforma fiscale ed un’unica tassazione sugli investimenti e sul risparmio, altrimenti gli Stati si fanno concorrenza tra loro con le aliquote fiscali. Noi italiani – ha aggiunto - dobbiamo essere più competitivi, visto che miliardi di risparmio di italiani sono investiti all’estero legalmente ogni anno: questo avviene perché attratti da regimi fiscali migliori. Noi dobbiamo avere una pressione fiscale non superiore a quella degli altri paesi europei.”

Serafini ha poi spostato il dialogo su un tema legato all’andamento dell’economia italiana al quale Patuelli ha così risposto: “L’economia italiana è molto flessibile ed ha grande capacità di adattamento. Sono due i problemi oggi: l’aumento del prezzo dell’energia e l’approvvigionamento delle materie prime. L’Italia, in questi mesi colpiti dalla guerra in Ucraina, ha dato prova di grande dinamismo e velocità visto che in poco tempo ha trovato le materie prime da tutto il mondo e ha trasformato in poco tempo intere catene di montaggio e processi produttivi. I costi però sono lievitati e chi ha responsabilità pubbliche è tenuto ora a fare riduzioni della pressione fiscale”.

Ulteriore fronte dibattuto oggi è stato la riduzione dei rischi dei crediti da parte delle banche, traguardo che ha consentito la veicolazione di prestiti al tessuto produttivo. Il pensiero in merito di Patuelli è stato: “le attività bancarie sono complesse perché devono tenere conto dei rischi di tutti i comparti produttivi e finanziari. In 8 anni le banche italiane hanno fatto miracoli: ad esempio, sono riuscite ad adeguare i propri standard patrimoniali alle nuove soglie della crisi finanziaria e pandemica, hanno ridotto di molto i crediti deteriorati e si sono accollate i costi delle crisi finanziarie delle banche concorrenti. Con queste premesse – ha proseguito – ora, a distanza da 2 anni pandemici e dalla guerra in corso, abbiamo l’esigenza di non soffocare i debitori (imprese in primis) con scadenze dei prestiti troppo ravvicinati. In questo senso, vanno gli ultimi provvedimenti dell’UE e dell’Italia, che spingono per la semplificazione dell’adozione di misure energetiche green, eoliche, solari, stanziano incentivi alle imprese in difficoltà di liquidità e sostegni alle imprese”.

Circa i crediti fiscali sui bonus edilizi, la giornalista Serafini ha commentato che sono misure in sostegno alla crescita economica, ma che incombe su di loro il pericolo delle frodi. Il presidente ABI ha risposto che: “Il rischio è insito in queste operazioni per le banche e per coloro che concedono crediti fiscali. Il problema è la cessione delle banche dei crediti acquisiti che può sviluppare il pericolo dell’antiriciclaggio. Le banche sono le più efficienti nella lotta all’antiriciclaggio e ricordo, ha aggiunto Patuelli, che la Guardia di Finanza può controllare tutte le operazioni finanziarie dei cittadini, delle imprese, delle banche e delle organizzazioni”.

Per quanto riguarda l’erogazione del credito, Patuelli ha dichiarato che: “Ci sono imprese indebitate, altre che vanno bene con cospicui depositi di liquidità per i loro investimenti. Quando vediamo l’ammontare mensile dei prestiti, non possiamo pensare che equivalga all’ammontare degli investimenti. Alcune imprese che vanno bene operano senza credito perché hanno liquidità. Idem per le famiglie che continuano a chiedere mutui: le compravendite sono cresciute ma non parallelamente i mutui perché a volte le famiglie hanno già liquidità sufficienti per l’acquisto della casa. Le banche devono garantirsi che, quando concedono un prestito, il cliente sia nelle condizioni di restituirlo”.

Infine, circa il rapporto tra debito e PIL, il presidente di ABI è intervenuto con una riflessione sul trattato di Maastricht che all’inizio doveva essere solo una sperimentazione “ed invece è rimasto inalterato per 30 anni. Prima della pandemia una verifica di Maastricht era da porre in essere. Ora bisogna pensare a nuovi meccanismi visto che Maastricht non ha favorito la crescita. Occorre – ha aggiungo in conclusione - un patto per la crescita e per la stabilità e, in secondo luogo, non si può applicare una uguale regola agli Stati per ridurre i debiti pubblici: occorre guardare la percentuale di debito rispetto al PIL, visto che gli interessi si pagano sullo stock del debito pubblico. Il trattato di Maastricht era troppo rigido ed ha fatto passare il disordine, invece che l’ordine, richiamando il tema di questa edizione del Festival dell’economia”.


 

Fonte: ufficio stampa festival

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