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Immagine del redattoreLuca Baj

Le nuove sfide della diplomazia dello spazio

Come cambia la geopolitica dello spazio: dibattito su un argomento di rilievo strategico nel panorama internazionale oggi al teatro Sociale, nel secondo degli eventi di apertura della manifestazione, con ospiti d'eccezione. Introdotto da Roberto Battiston, docente di Fisica sperimentale all’Università degli Studi di Trento, e già presidente dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), l'incontro si è sviluppato con gli interventi di Marta Dassù, consulente senior di The Aspen Institute e vice-ministro agli Affari Esteri negli anni 2011-2014, Plinio Innocenzi, docente di scienza e tecnologia dei materiali all’Università di Sassari, con un’esperienza di addetto scientifico presso l’Ambasciata d'Italia a Pechino e Jean-Jaques Tortora, direttore dell’European Space Policy Institute di Vienna.

I relatori hanno inizialmente ripercorso le tappe storiche dei programmi spaziali, alla luce dell'attualità, tracciando un interessante quadro sugli equilibri e le potenzialità rappresentate oggi dall'espansione nello spazio, nel superamento di una frontiera che è da sempre il sogno dell'umanità.

Lo spazio non è però immune da tensioni geopolitiche, mentre il ruolo dell'Europa è ancora da definire, soprattutto per l'aspetto della sicurezza. Come ha spiegato Dassù, le grandi potenze sfruttano lo spazio, terreno di competizione, per avere benefici a livello terrestre. Su questo scacchiere, dove vale la legge del più forte, USA, Russia e Cina giocano ruoli di primo piano, anche se l'Occidente tende da sempre ad escludere il grande Paese asiatico dagli accordi internazionali. Non è dunque più sufficiente guardare allo spazio come una frontiera che apporta benefici economici, anche la guerra in Ucraina sta mostrando che la rivalità tra democrazia e potenze autoritarie necessita di strategie integrate tra economia e sicurezza. Non a caso Tortora ha evidenziato che non è possibile regolare lo spazio come gli accordi internazionali fanno per le terre e gli oceani, per cui è necessario trovare vie di collaborazione tra Paesi che hanno interessi divergenti. Sono le sfide poste dalla 'diplomazia dello spazio', una risorsa che solo apparentemente è infinita e che implica grandi capacità investimento e competenze tecnologiche innovative. Da questo punto di vista la Cina oggi può essere considerata la più grande potenza spaziale in espansione. Come ha evidenziato Innocenzi, la Cina possiede il sistema di infrastrutture spaziali più imponente del mondo, in grado di lanciare un grande numero di satelliti - tanto che nel 2021 su 145 lanci, 55 sono stati cinesi e 45 statunitensi - ma anche la capacità di investire in formazione e innovazione. Ad esempio, ha proseguito Innocenzi, ogni anno in Cina si laureano più di un milione di ingegneri e sono imponenti i numeri dei tecnici che operano nel settore aerospaziale. Un ambizioso programma che punta anche alla cooperazione in campo accademico, tanto che il cuore del primo satellite scientifico cinese è italiano, grazie a progetti di collaborazione che possono rappresentare un vero strumento di dialogo in questo complesso panorama. La Cina non è un Paese immobile, nonostante il dirigismo che lo caratterizza, ha concluso Innocenzi, ma è straordinariamente innovativo e la "nuova via della seta dello spazio" sta tracciando un segno ben preciso nel panorama geopolitico attuale.


 

fonte: ufficio stampa festival


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