Mezzogiorno, aumenta il divario con il resto del Paese
Nell’evento che si è tenuto a Bari, realizzato in collaborazione con Confindustria Puglia, è emerso come la tendenza in atto sia un aumento dei divari tra Mezzogiorno e resto del Paese, cui sembra aggiungersi una nuova divergenza tra Italia e resto d’Europa.
L’indicatore più importante che evidenzia questa doppia divergenza è il PIL pro capite (dati Eurostat, confronto 2008 – 2021, valori nominali). L’Italia, nonostante nel periodo considerato veda crescere i valori di tale indicatore, sperimenta un impoverimento relativo rispetto agli altri paesi europei, tanto da raggiungere nel 2021 valori inferiori alla media europea. Eurostat calcola per il 2021 un PIL pro-capite per l’Italia di 30.100 euro, inferiore al valore medio europeo (32.400 euro). Divergenze importanti e crescenti persistono tra le macroaree: 37,3mila euro nel Nord-Ovest, 35,8mila euro nel Nord-Est, 31,1mila euro al Centro, 20,2mila euro al Sud e 19,3mila nelle Isole. La Puglia fa registrare un valore di PIL pro-capite pari a 19,9 mila euro.
La politica di coesione costituisce uno degli argini a questa doppia deriva, anche se purtroppo sembra essere meno efficace del suo potenziale. Ma è dall’utilizzo efficiente ed efficace delle risorse della coesione che passa molto del futuro dei nostri territori.
Tra politica di coesione europea e nazionale, per il periodo di programmazione 2014 – 2020, l’Italia ha potuto contare su 126 mld di euro. Di questi solo il 59% è stato impegnato, mentre le spese rendicontate ammontano a 43 mld, il 34%. Per i prossimi anni le principali risorse disponibili per gli investimenti saranno proprio quelle europee: PNRR e Coesione, che dovranno essere progettate e implementate in maniera sinergica, preservando però allo stesso tempo le allocazioni territoriali stabilite.
In questo scenario, che mostra un preoccupante aumento dei divari, il settore produttivo delle PMI mostra una resilienza importante. Le stime realizzate da Cerved evidenziano, infatti, che anche nel 2022 prosegue il trend di crescita del fatturato e Mol delle piccole e medie imprese. I fatturati reali, al netto dell’inflazione, crescono del 2,4% a livello nazionale e del 2,1% nel Mezzogiorno e in Puglia. Lo stesso dicasi per il Mol (+2,9%), che registra un aumento più marcato nelle regioni del Sud (+3,7%) e in Puglia (+3,2%).
Gli effetti del peggioramento della congiuntura, invece, si sono manifestati in modo più immediato su redditività netta e utili: il ROE delle PMI del Mezzogiorno risulta in calo di quasi un punto (dal 13,0% al 12,2%), contro una media Italia di 0,6 (dal 12% all’11,4%). In forte aumento anche la quota di PMI che nel 2022 chiudono il bilancio in perdita (dal 9,4% al 25,4% nel Mezzogiorno).
L’analisi della demografia di impresa fa registrare un peggioramento del clima di business e una sorta di inversione di tendenza rispetto alla stabilizzazione osservata negli ultimi anni. In particolare, i tassi di natalità nel 2022 risultano in flessione del 10,6% rispetto al 2021 (-10 mila nuove imprese in meno). A livello territoriale, il Mezzogiorno risulta l’area geografica più colpita (-13,2%), con la Puglia al 13,7%.
Il trend delle abitudini di pagamento delle PMI evidenzia anch’esso un peggioramento, con la quota di fatture non saldate che ritorna a crescere negli ultimi mesi del 2022. A dicembre 2022 la percentuale di mancati pagamenti è del 29,4% a livello nazionale, con il Mezzogiorno al 39,5% e la Puglia al 39,6%. In aumento anche il rischio prospettico delle PMI, misurato attraverso il Cerved Group Score: nello scenario più pessimistico la quota di PMI in classe di rischio potrebbero passare dall’8,2% al 9,0% a livello nazionale, con un impatto più rilevante nel Mezzogiorno (dal 10,3% all’11,6%) e in Puglia (dal 9,4% al 10,5%).
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