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Immagine del redattoreLuca Baj

No vaccino, il dipendente rischia la sospensione della retribuzione

Non essendoci una normativa specifica, il dipendente non può essere obbligato a vaccinarsi contro il Covid-19. L’azienda però potrebbe decidere di sospendere il lavoratore che rifiuta la somministrazione, senza diritto alla retribuzione, per la necessità di garantire la sicurezza, nei confronti del resto del personale. Infatti, il datore di lavoro ha una doppia responsabilità, sia verso i dipendenti che verso quei soggetti che vengono a contatto con loro, fornitori, clienti, aziende di trasporto, etc.. Se il settore è sanitario o di un settore dove è fondamentale vaccinarsi, il rifiuto potrebbe diventare un fattore determinante per legittimare la cessazione del rapporto. Secondo uno studio sull’orientamento di 17 Paesi rispetto all’obbligatorietà della vaccinazione contro il Covid-19 sul posto di lavoro, nessuno di loro prevede la possibilità di adottare misure organizzative più stringenti. Solo Regno Unito, Stati Uniti, Brasile, Francia, Olanda danno la facoltà ai datori di lavoro di impedire ai dipendenti non vaccinati di accedere fisicamente al luogo di lavoro concordando una modalità alternativa per svolgere la prestazione, per esempio in smartworking, cambiando mansioni o usufruendo di un congedo. Invece, in Polonia, Austria e Germania è consentito il trasferimento temporaneo del dipendente in un luogo più sicuro. In Italia, il dipendente che rifiuta il vaccino potrebbe essere spostato a lavorare da remoto o in isolamento, se la mansione glielo consente. In alcuni stati come Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Argentina e Messico non si può licenziare il dipendente che non vuole vaccinarsi perché è considerato illegittimo. Mentre in Brasile e Austria, il licenziamento è previsto.


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