Per il nucleare una sfida, quasi, impossibile alle energie rinnovabili
Per molti l’energia nucleare rappresenta ancora una possibile soluzione davanti alla drammatica situazione legata ai cambiamenti climatici in atto sul nostro pianeta. Ma il quadro emerso nell’incontro di questa mattina all’Aula Kessler della Facoltà di Sociologia non è certo favorevole ad una soluzione in questa direzione, almeno se si guarda allo stato della ricerca di oggi. Una soluzione in prospettiva potrebbe essere quella legata alla fusione nucleare anche grazie al progetto internazionale “ITER”. ma si guarda oltre il 2060 per un suo possibile uso. Difficile quindi pensare oggi che l’uso di energia nucleare, anche con i reattori di quarta generazione, possa reggere il confronto con le energie rinnovabili che sono in continua crescita e disponibili a costi sempre più bassi.
Ad introdurre l’incontro il giornalista de Il Sole 24 Ore Jacopo Giliberto che ha subito evidenziato come il processo di energia nucleare abbia tanti vantaggi ma anche grandissimi problemi, come quelli legati ai suoi costi, alla radioattività e allo smaltimento dei rifiuti. Unica prospettiva, secondo Giliberto, la tecnologia legata alla fusione raggiungibile forse fra trent’anni.
Secondo Gianni Silvestrini, Direttore scientifico Kyoto Club e Presidente Exalto: “Gli investimenti necessari oggi per la costruzione di centrali nucleari con reattori EPR sono troppo elevati. Ad esempio le centrali di paesi come gli Stati Uniti e la Francia costruite fra gli anni settanta e ottanta sono oggi già obsolete e costose da mantenere. Le centrali attuali quindi non sono in grado di competere con i costi delle energie rinnovabili”. Secondo Silvestrini il futuro del nucleare potrebbe essere legato a piccoli reattori modulari ma sarà comunque difficile competere con le energie rinnovabili le cui tecnologie sono in continua evoluzione. Basti dire che la Germania punta al 100% delle rinnovabili entro il 2035.
Per Gian Battista Zorzoli, Presidente Associazione Italiana Economisti dell'Energia: “Nell'ultimo decennio del secolo scorso l'energia nucleare ricopriva il 16,5% del fabbisogno energetico mondiale. Oggi questa copertura è calata al 10,4%. La cosa che sorprende è che solitamente nell'applicazione di nuove tecnologie legate all'energia i costi calano nel tempo (ad esempio il fotovoltaico è diminuito del 90%) ma questo non è accaduto con il nucleare”. Questo perché con il nucleare: “Si scoprono sempre nuovi problemi e non è un caso che oggi le centrali nucleari si costruiscano quasi unicamente in Paesi che noi non consideriamo democratici come Russia, Cina, Emirati Arabi e Bielorussia”.
Inutile quindi pensare secondo Zorzoli che: “La soluzione si possa trovare nei reattori di quarta generazione perché, anche qualora venissero realizzati come si ipotizza entro il 2050, i loro vantaggi dovrebbero essere comparati con le energie rinnovabili che puntano alla copertura totale del fabbisogno internazionale e che nel frattempo sarebbero sempre più diffuse ed efficienti”.
Diversa la posizione di Federico Testa dell'università di Verona che ha subito evidenziato di essere in sintonia con il ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, secondo il quale non dobbiamo negarci nessun tipo di ricerca e sviluppo sulle nuove tecnologie perché potrebbe comunque nascere, anche nell'ambito del nucleare, qualcosa di nuovo, che oggi non si può ipotizzare. Per Testa: “Il progetto internazionale ITER sulla fusione nucleare siglato nel 2005 e operativo dal 2007, è ancora vivo e questa soluzione potrebbe portare alla produzione di notevoli quantità di energia pulita grazie alla costruzione di un impianto a fusione di dimensioni paragonabili a quelle di una centrale elettrica convenzionale”.
fonte: ufficio stampa festival
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