Prezzi al consumo, scendono su mese precedente e su 2019
A novembre, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è in diminuzione dello 0,1% su base mensile e dello 0,2% su base annua (da -0,3% di ottobre). L’inflazione rimane negativa per il settimo mese consecutivo, a causa prevalentemente dei prezzi dei beni energetici (-8,6%, da -8,7% del mese precedente), ma la flessione è meno marcata rispetto a quella di ottobre per effetto dell’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari lavorati (da una variazione tendenziale nulla a +0,7%) e di quelli dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +0,1% a +0,5%). L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici accelerano entrambe, rispettivamente da +0,2% a +0,5% e da +0,5% a +0,6%. La diminuzione congiunturale dell’indice generale è dovuta prevalentemente al calo dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-1,0% per entrambi), solo in parte compensata dall’aumento dei beni alimentari sia lavorati (+0,9%) sia non lavorati (+0,7%). L’inflazione acquisita per il 2020 è a -0,2% per l’indice generale e a +0,5% per la componente di fondo. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano (da +1,2% a +1,5%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto continuano a registrare una flessione (da -0,2% a -0,1%). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra una variazione nulla su base mensile e diminuisce dello 0,3% su base annua (da -0,6% di ottobre). Il dimezzarsi della flessione tendenziale si deve per lo più alle dinamiche dei prezzi delle stesse componenti merceologiche che spiegano l’attenuarsi della diminuzione su base annua dell’indice NIC, ma con un’amplificazione dei loro effetti dovuta al maggior peso con cui queste componenti contribuiscono per l’IPCA alla variazione dell’indice generale. Si conferma il quadro deflazionistico dei prezzi al consumo consolidatosi nei mesi precedenti. I beni energetici si confermano in flessione sia nella componente regolamentata sia in quella non regolamentata, mentre i prezzi del cosiddetto carello della spesa accelerano la loro crescita. È però l’ampiezza della diminuzione dei primi che continua a prevalere, determinando così, per il settimo mese consecutivo, un’inflazione negativa, come accaduto nel 2016 tra i mesi di febbraio e agosto. La minore flessione dell’indice generale dei prezzi al consumo NIC (da -0,3% di ottobre a -0,2%), è dovuta sia ai prezzi dei beni il cui calo si riduce di poco di ampiezza (da -0,7% a -0,6%) sia alla lieve accelerazione dei prezzi dei servizi (da +0,1% a +0,3%), con il differenziale inflazionistico tra questi ultimi e quelli dei beni che si porta a +0,9% (da +0,8% di ottobre). Nell’ambito dei beni, accelerano i prezzi dei Beni alimentari (da +1,4% a +1,6%; +0,9% rispetto al mese precedente), dovuta agli Alimentari lavorati (che passano da una variazione tendenziale nulla a +0,7%; +0,9% il congiunturale); in lieve decelerazione invece gli Alimentari non lavorati (che passano da +3,5 a +3,2%; +0,7% su base mensile), a causa del rallentamento dei prezzi della Frutta fresca o refrigerata (da +9,9% a +5,5%; -0,3% la variazione rispetto a ottobre), mentre accelerano i prezzi dei Vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +5,3% a +8,7%; +4,4% sul mese). Con riferimento ai prezzi dei servizi (da +0,1% a +0,3%; -0,5% su base mensile), il ritorno a una crescita è dovuto ai prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona.
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