Produzione industriale, in calo nel 2023
Il 2023 è stato un anno a “doppia velocità” per la produzione manifatturiera bergamasca, che ha registrato un calo nelle imprese industriali (-0,9%) e una crescita in quelle artigiane (+2,1%). Il quarto trimestre ha comunque evidenziato una tendenza al miglioramento in entrambi i comparti: nell’industria la variazione tendenziale è rimasta negativa (-0,6% rispetto allo stesso periodo del 2022), ma la variazione congiunturale, che misura lo scostamento rispetto al trimestre precedente e fornisce quindi un’indicazione della tendenza più recente, è tornata in territorio positivo (+0,6%); nell’artigianato gli ultimi tre mesi hanno visto un incremento produttivo sia nel confronto tendenziale (+2,6%) sia in quello congiunturale (+1%).
Il 2023 è stato un anno complicato dopo la forte crescita registrata nel biennio precedente e, nonostante i dati maggiormente incoraggianti dell’ultimo trimestre, le aspettative per la prima parte del 2024 sembrano confermare una fase di debolezza. Per l’industria pesa la recessione del commercio mondiale, mentre le tensioni sul fronte dei costi produttivi dovrebbero concludere il percorso di rientro nonostante il permanere dei rischi legati alla situazione geopolitica internazionale.
Nell’industria (imprese con almeno 10 addetti) il quarto trimestre evidenzia un miglioramento della dinamica produttiva: la variazione tendenziale resta negativa (-0,6%) ma in attenuazione rispetto ai periodi precedenti, mentre, dopo quattro cali trimestrali consecutivi, il dato congiunturale torna a mostrare una crescita (+0,6%). Tale risultato non è però sufficiente a compensare un 2023 difficile per l’industria orobica, che si chiude con una flessione media della produzione del -0,9%, dato peggiore rispetto alla media lombarda, rimasta sostanzialmente stabile (+0,2%). Va tuttavia sottolineato che sia a livello nazionale (-2,2%) sia a livello europeo (-1,6% la media UE) il calo produttivo è stato più marcato.
Il numero indice della produzione in provincia di Bergamo si attesta a fine anno a quota 120 (2010=100), 12 punti sopra i livelli pre-Covid, mentre il tasso di utilizzo degli impianti sale al 74,2%, un valore superiore rispetto ai primi nove mesi dell’anno ma ancora inferiore a quelli registrati nel 2022.
La dinamica della produzione nel 2023 è stata differenziata da settore a settore, con alcuni comparti rimasti in terreno positivo, come l’industria alimentare, i mezzi di trasporto e la meccanica, che rappresenta il settore più rilevante dal punto di vista dimensionale, e altri, più numerosi, che hanno invece registrato una flessione. Le maggiori perdite produttive si sono concentrate, in particolare, nel comparto tessile, nella siderurgia e nella gomma-plastica.
A differenza della produzione, il fatturato è rimasto in crescita in media annua (+1,8%), sebbene le variazioni congiunturali siano state sostanzialmente nulle nella seconda parte dell’anno (+0,1% nel quarto trimestre). Tale dinamica è stata ancora sostenuta dai prezzi di vendita, anche se il loro effetto si è progressivamente attenuato: nel quarto trimestre l’incremento congiunturale dei listini dei prodotti finiti è stato del +1,1%, un ritmo di marcia decisamente inferiore a quello che aveva caratterizzato il 2022. Tale processo di raffreddamento dei prezzi ha seguito l’allentarsi delle tensioni sul fronte dei costi produttivi, con le quotazioni delle materie prime in evidente frenata (+0,7% la crescita congiunturale negli ultimi tre mesi).
I dati su ordinativi e scorte non consentono previsioni ottimistiche sull’evoluzione dei prossimi mesi: gli ordini sono infatti rimasti fermi nella seconda parte del 2023 (-0,1% il dato congiunturale degli ultimi tre mesi), soprattutto quelli dall’estero, mentre le valutazioni sulle giacenze di prodotti finiti vedono un saldo tra giudizi di eccedenza e scarsità (+4,1 punti) che ha raggiunto il valore massimo degli ultimi anni. Domanda debole e scorte elevate rischiano quindi di frenare la produzione nella prima parte del 2024.
Sul fronte occupazionale, dopo l’incremento nella prima parte dell’anno, il numero di addetti ha registrato una battuta d’arresto nel terzo e, soprattutto, nel quarto trimestre (saldo tra inizio e fine trimestre pari a -0,5%). Tale dinamica è in parte dovuta a effetti stagionali (le assunzioni si concentrano nella prima parte dell’anno, mentre i contratti con durata annuale si chiudono spesso a dicembre), ma riflette anche un rallentamento della tendenza positiva che ha caratterizzato l’occupazione delle imprese industriali bergamasche nell’ultimo triennio. Un segnale di attenzione giunge dalla Cassa Integrazione, che negli ultimi trimestri mostra percentuali di utilizzo in crescita (10% la quota del campione che dichiara di averne fatto uso nel quarto trimestre).
Dopo aver raggiunto i livelli più bassi di fiducia nel terzo trimestre, le aspettative degli imprenditori industriali mostrano un miglioramento a fine 2024; i saldi tra previsioni di aumento e diminuzione restano però negativi per produzione (-2 punti) e domanda interna (-7), mentre risulta nullo il saldo relativo alla domanda estera; tornano invece positive le aspettative sull’occupazione, con un saldo pari a +6 punti. Se quindi gli imprenditori guardano con maggiore ottimismo al 2024 dopo le difficoltà dell’anno passato, sembrano anche consapevoli che almeno i primi mesi saranno ancora caratterizzati da una fase di debolezza, soprattutto sul fronte della domanda, penalizzata dagli effetti della politica monetaria restrittiva. Tra gli elementi che dovrebbero invece sostenere la crescita economica e produttiva si annoverano il ritorno al pieno funzionamento delle catene di fornitura e il rientro dei costi energetici su livelli prossimi a quelli precedenti il conflitto in Ucraina, sebbene i rischi legati a una situazione internazionale instabile dal punto di vista politico-militare siano tuttora molto elevati.
A differenza di quanto visto per l’industria, il 2023 è stato un anno ancora positivo per l’artigianato manifatturiero bergamasco: l’incremento medio della produzione è stato infatti del +2,1%, archiviando la terza annualità di crescita dopo quelle particolarmente significative del 2021 e del 2022. La dinamica delle variazioni trimestrali congiunturali ha evidenziato una battuta d’arresto solo nel secondo trimestre, mentre negli ultimi tre mesi la velocità di crescita si è riportata su ritmi sostenuti (+1%). Il confronto con il dato lombardo (+1,8% la variazione media annua regionale) evidenzia inoltre un risultato migliore per l’artigianato bergamasco, il cui numero indice a fine 2023 ha raggiunto quota 116,3 (2010=100). Anche l’evoluzione del tasso di utilizzo degli impianti suggerisce un miglioramento nel quarto trimestre, salendo a quota 69,5%, sebbene il valore rimanga inferiore a quello dell’analogo periodo del 2022.
L’unico dato negativo in questo quadro è rappresentato dal fatturato, che registra una diminuzione congiunturale del -0,6%; l’indicatore aveva già registrato un calo nel secondo trimestre, motivo per cui la crescita media del 2023, pari al +1,5%, risulta in questo caso più limitata rispetto all’industria. I prezzi dei prodotti finiti confermano una velocità di marcia congiunturale prossima ai tre punti percentuali (+2,7%), che rimane però inferiore ai rincari evidenziati dalle materie prime (+3,7%), nonostante il loro rallentamento.
Gli ordinativi mantengono un’intonazione positiva negli ultimi tre mesi dell’anno (+1,3% congiunturale), mentre le valutazioni sulle scorte di prodotti finiti mostrano una larga prevalenza di giudizi di scarsità (saldo pari a -12,8 punti): su questo fronte non si prospettano quindi possibili freni alla produzione.
L’occupazione delle imprese artigiane mostra un lieve ripiegamento nel quarto trimestre (saldo pari a -0,2% tra addetti a inizio e fine trimestre), ma il risultato in media annua rimane positivo (+0,7%) grazie alla crescita registrata nei primi mesi del 2023. Gli ultimi mesi dell’anno vedono anche un aumento della percentuale di imprese che dichiara di utilizzare la Cassa Integrazione, sebbene la quota rimanga ancora su valori storicamente ridotti (5%).
Nonostante il quadro moderatamente positivo che emerge dagli indicatori congiunturali, le aspettative degli imprenditori artigiani si confermano in area negativa, con l’eccezione di quelle sull’occupazione (saldo tra previsioni di crescita e diminuzione pari a +2 punti). Per produzione (-17) e domanda interna (-15) i saldi risultano ampiamente negativi e in ulteriore peggioramento rispetto al terzo trimestre, mentre per la domanda estera, comunque poco rilevante per le imprese artigiane, il saldo rimane su valori prossimi allo zero (-3).
Commenta il presidente Carlo Mazzoleni: “Si temeva un 2023 gravato da un’alta inflazione e dal rischio recessione economica, ma di fatto si è chiuso con un’inflazione in rapida discesa e la recessione è stata scongiurata. L’economia mondiale e il commercio internazionale hanno rallentato, e il maggior prezzo lo ha pagato l’industria. In questa fase sono probabilmente le tensioni internazionali ad appesantire le aspettative per la prima parte dell’anno”.
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