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Immagine del redattoreLuca Baj

Recovery Fund e Mes, misure necessarie per l'Italia

Rush finale per Mes e Recovery Fund, nella settimana lavorativa appena finita si sono affrontate le due colonne portanti del nuovo rilancio italiano. Da una parte la necessità dei fondi di circa 37 miliardi di euro del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) per la sanità italiana pesantemente colpita dall’emergenza sanitaria da Covid-19, da un’altra i 209 miliardi del Recovery Fund. Anche se le misure sembrano simili, la differenza c’è. Entrambe erogano prestiti, emettono bond comuni per raccogliere risorse sul mercato, hanno una governance collegiale che vede impegnati in prima persona i rappresentanti dei governi europei. Ma le differenze fra il Recovery fund e il Mes sono numerose. Il Mes nasce con l’obiettivo di garantire prestiti emergenziali a quegli stati dell’Eurozona che, per varie ragioni, hanno perso la fiducia dei mercati e non riescono a finanziarsi se non a tassi d’interesse insostenibili. La presenza del Mes, dovrebbe aiutare i Paesi più deboli a tenere sotto controllo il costo delle nuove emissioni di debito, in quanto gli investitori sarebbero consapevoli che ciascun membro del Meccanismo, a prescindere da eventuali mosse speculative, accedere a un credito meno costoso di quello imposto dal mercato. Da quest’anno è stata resa disponibile la possibilità di chiedere un prestito al Mes per ragioni diverse da quelle stabilite dal trattato che l’ha istituito, ma si tratta di una linea di credito utilizzabile solo per le spese di tipo sanitario dirette o indirette. Il Recovery fund, o meglio, il Next Generation Eu, è un piano di tipo straordinario: è nato per rispondere alla circostanza storica della pandemia e prevede aiuti finanziari sulla base dell’impatto che il coronavirus ha avuto sulle diverse economie. Non si tratta di un’innovazione strutturale, per quanto rilevante dal punto di vista politico e storico. A differenza del Mes, il piano promosso dalla Commissione Ue rientra nel diritto comunitario, mentre a regolare il Fondo Salva-stati è un trattato intergovernativo. Ad aderire al Recovery sono tutti i Paesi Ue (compresi quelli che non aderiscono all’euro). Le erogazioni finanziarie del Mes avvengono sempre e solo attraverso prestiti. Il vantaggio, per il Paese richiedente, è quello di potersi finanziare a condizioni più favorevoli nei momenti in cui il mercato, per varie ragioni, “chiede” premi al rischio troppo elevati. Il Recovery Fund agirà non solo attraverso prestiti, ma anche attraverso assegnazioni a fondo perduto. Quest’ultimo aspetto contribuisce a rendere più solidale l’aiuto: di fatto, i Paesi più ricchi accettano di lasciare parte dei propri contributi a quelli più colpiti dal Covid-19. La fetta più consistente di fondi viene assegnata sulla base di proposte di riforma (recovery and resilience plan) elaborati dalle nazioni che intendono chiedere gli aiuti. Queste ultime debbono essere in linea con i criteri indicati nel semestre europeo. L’implementazione delle riforme è la condizione per poter ricevere, gradualmente, i fondi previsti per ciascuno stato. A guidare la procedura sarà non solo la Commissione, ma anche il Consiglio dell’Ue, ovvero i rappresentanti e i capi di governo di ciascuno stato membro cui sarà richiesta l’approvazione dei piani di riforma a maggioranza qualificata.

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