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Immagine del redattoreLuca Baj

Tawakkul Karman Premio Nobel per la pace

La sala del Palazzo della Regione ha accolto al Festival dell'Economia di Trento Tawakkul Karman, l'attivista nata nel 1979 in Yemen, presidente della Fondazione che porta il suo nome e già nel 2005 fondatrice di Giornaliste senza catene. Sold out e tanti giovani per ascoltare la sua storia di coraggio e determinazione. In dialogo con la giornalista Maria Latella non risparmia critiche severe alla politica estera di molti paesi occidentali: “Le uniche popolazioni con cui dovete allearvi, sono le democrazie, non sostenete i dittatori"- afferma Tawakkul - “Ciò che vediamo oggi, è l’esito delle politiche precedenti".

"Il mio bellissimo paese ha una bellissima storia, come l'Italia. Due regine hanno governato lo Yemen rendendolo un paese felice: sono contenta di essere qui, intervistata da una donna". Esordisce così, il premio Nobel Tawakkul Karman, incalzata da Maria Latella a raccontare la sua storia. Iniziata presto: già nel 2005, ad appena 26 anni, Tawakkul fonda "Giornaliste senza catene" e si impegna per l'affermazione delle donne e della libertà di stampa in Yemen. Nel 2011 è protagonista della rivoluzione scoppiata nel tempo delle "primavere arabe". "Non sono state un fallimento" - sostiene - "sette dittatori sono stati destituiti. La speranza c'è ancora, nei paesi arabi c'è impegno e le persone si sacrificano in prima persona per lottare contro i peggiori dittatori del mondo."

Una storia di impegno, lotta, determinazione senza paura, senza cedimenti nonostante detenzioni, minacce, vita separata dalla famiglia, dai suoi quattro figli.

Parla di non violenza, di manifestazioni pacifiche, di piazze riempite senza paura, ma non risparmia critiche Tawakkul alla politica estera di molti paesi occidentali che supportano Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi: paesi che impediscono l'emancipazione di altri verso la democrazia. "Non abbiamo bisogno di voi, ma non dovete aiutare loro. Non vendete loro armi. Sostenete la voce della libertà, della giustizia, della democrazia. Le uniche popolazioni con cui dovete allearvi sono le democrazie” questo il monito che tuona dal palco.

Nonostante una vita di impegno, il Nobel nel 2011 arriva inatteso: "Non me lo sognavo nemmeno. Fin da bambina speravo di poter parlare con tutte le persone del mondo. Ma quando ho iniziato la mia lotta, non pensavo a riconoscimenti." Il premio arriva di venerdì, ricorda Tawakkul, in una giornata difficile perché il regime stava bombardando le piazze e molti attivisti stavano discutendo su come continuare le lotte pacifiche. "All'improvviso ho visto persone cantare e danzare intorno alla mia tenda e dicevano "Abbiamo vinto il Nobel": noi, insieme, lo abbiamo vinto."

Un riconoscimento storico per lo Yemen, vissuto come traguardo collettivo e come prezioso incoraggiamento a continuare.

La storia di Tawakkul è un lungo viaggio verso la libertà, carico di determinazione e di coraggio: "La lotta contro le dittature ha un prezzo molto alto. Ma non avremo paura, saremo noi a decidere il nostro destino. Il popolo yemenita arriverà alla democrazia” chiude con questa convinzione, Tawakkul, carica di speranza ma anche di ulteriore impegno per il futuro.

 

Fonte: ufficio stampa festival


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