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Immagine del redattoreLuca Baj

Tremonti: “La globalizzazione è soltanto un’utopia”

Tra globalizzazione e deglobalizzazione. Tema vasto ed affascinante quello affrontato da Giulio Tremonti col consueto piglio, in dialogo nella sala di rappresentanza della Regione con Paolo Magri, vicepresidente esecutivo ISPI. L’ex ministro delle Finanze del governo Berlusconi ha affrontato l’argomento con un ricordo, anzi una datazione del tema: “Ci ragioniamo non da ieri ma da 30 anni. Su questo ho scritto diversi libri, da allora che cosa è accaduto? La globalizzazione è stata un’utopia, l’errore è stata farla in un tempo così breve. Già nel 1988 c’è stata la crisi della globalizzazione, quella che fu definita la grande crisi economica: si è passati dal G7 al G20, una nuova entità politica. Non c’era più il codice linguistico dell’ inglese. Si sono poi confrontate due visioni del mondo, c’era chi voleva riscrivere le regole del mondo. La Bce è diventata una fabbrica del denaro ma da soluzione temporanea è diventata di lungo periodo. La svolta può essere quella di un’inflazione molto difficile da controllare”.

Magri ha chiesto un giudizio a Tremonti sugli USA di Biden: “Più giusto parlare di Occidente, di questa classe dirigente. Ci sono molti apprendisti statisti. L’Europa? Nel 2003 ci fu la proposta di un Eurobond, ora manca un'idea seria di Continente. Nella gestione passata ci sono state molte stranezze”. La Germania è in difficoltà con questa crisi? “Ha avuto un modello di economia mercantile, ora in sofferenza rispetto al passato. Con la Grecia è mancata da parte della signora Merkel la solidarietà, li si ruppe lo spirito dell’Europa. Ora per quanto riguarda la Germania chi di spread colpisce, di spread perisce. È stato inventato, purtroppo, anche il debito uomo”. Più armi o più sanzioni per la crisi Ucraina? “ La sanzione funziona se è minacciata prima, non solo comminata. Ed ora siamo al settimo pacchetto alla Russia. Credo molto che loro possano patire quelle sui rifornimenti meccanici”.

Magri ha poi stimolato Tremonti sulla Cina, come possibile fonte primaria di globalizzazione: “La Cina in realtà va valutata storicamente. In Ucraina passano le loro Vie della seta, non sono felici di quanto sta accadendo ora. Non sono loro, i cinesi, i pericoli del mondo, comunque. Sul lungo periodo credo ci sarà un mondo più internazionale che globale. Servirà un recupero dell’anima, dei valori dell’Occidente. Serve un cogito ergo sum, non un digito ergo sum”. Da Covid e guerra come esce l’Europa? “È giovane l’Europa, nel 2003 proponemmo un esercito europeo. Ci risposero no grazie. Credo che l’esercito comune sia voluto dalla gente”.


 

fonte: ufficio stampa festival

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