Finanza alternativa. Pmi in cerca di credito più flessibile e diversificato
di Lucilla Incorvati Il Sole 24 Ore , Estratto da “PLUS24”, p.14, 22 aprile 2023
In Italia è attesa una crescita delle fonti alternative di finanziamento per le imprese (embedded finance, factoring, consumer finance, crowdfunding), guidata dalla flessibilità delle formule (processo di erogazione più rapido, maggiore diversificazione degli emittenti). Tuttavia, rispetto alla media europea, seppure in diminuzione (- 66% tra il 2007 e il 2021) da noi continua a essere maggiore l’incidenza del debito tradizionale bancario sullo stock di debito totale (51% dell’Italia vs 38% della media in Europa ). «A trainare nei prossimi anni il trend di crescita della finanza alternativa contribuiranno anche investimenti e acquisizioni da parte dei player tradizionali - sottolinea Cristina Catania, partner Mc Kinsey -. In un contesto di mercato, caratterizzato da tassi di interesse in aumento e da una crescente esigenza di ottimizzazione del costo del funding in fase di rinnovo del debito o di finanziamento di nuovi piani d’investimento, il ruolo dei fondi di private equity e venture capital è un’ alternativa promettente in abbinata al credito classico». Il mercato in Italia dei fondi di private equity (Pe) e venture capital (Vc)vede investimenti in crescita (23,6 miliardi nel 2022 vs 8,2 miliardi nel 2016) e più transazioni chiuse (848 vs 322). Il capitale raccolto e non investito dagli operatori di settore è anche ai suoi massimi storici (9.4 miliardi nel 2022 vs 8.5 miliardi nel 2016) con un interesse di fondi non domestici più che raddoppiato. «Nella seconda metà del 2022 si è registrato un calo degli investimenti in Europa a causa dello scenario macroeconomico e del rialzo dei tassi d’interesse - aggiunge Catania - Ma nel primo trimestre 2023, al contrario di quanto accaduto in Europa (- 16% valore dei deal tra l’ultimo trimestre 2022, con 45 miliardi di euro e il primo trimestre 2023 con 38 miliardi di euro ) in Italia gli investimenti sono stabili ai livelli 2022 (51 tra gennaio e febbraio 2023 rispetto ai 60 del 2022). È possibile una contrazione nel secondo semestre, anche se più contenuta rispetto al livello europeo ma difficile da stimare vista la fase di mercato molto incerta». Secondo l’esperta, gli investimenti dei fondi hanno dato un contributo positivo alla performance delle imprese di settori, come Pharma e Agri & Food, dove la forte creazione di valore attesa è in grado di rimborsare il debito e remunerare adeguatamente il capitale. Nonostante la crescita del mercato del private equity e venture capital, in Italia gli investimenti sono solo lo 0,21% del Pil del Paese, a fronte di una media europea dello 0,51% e ben lontani dall’1,39% del Regno Unito (1,39%) e dello 0,72% della Francia. Anche la raccolta degli operatori domestici (4,4 miliardi nel 2021) non è pareggiabile ai livelli di Germania (4,8 miliardi) e Francia (24,5 miliardi). In questa direzione, va la recente evoluzione della normativa sui capitali (cd. Ddl Capitali) volta ad attirare nuovi investitori in Italia facendo leva su una riduzione dei costi per le aziende, una semplificazione delle procedure di ammissione alla negoziazione dei titoli e l’estensione della classificazione di Pmi, spostando il tetto della capitalizzazione massima da 500milioni al miliardo.
«Si stima che 350 società, delle quali il 10% quotate e altrettante in portafoglio di fondi - conclude Catania- trarrebbero un vantaggio da tale estensione, che favorirà nuove emissioni in Borsa senza però creare competizione con il mercato del private equity: gli investimenti dei fondi nelle società che rientrano nella nuova definizione di Pmi sono il 4% del totale investito, concentrati su target con dimensioni più contenute».
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